Parlamento, fumata bianca per l’ultimo dei 10 membri laici del Csm: ce la fa Felice Giuffrè, in quota FdI

Alla seconda votazione, anticipata di cinque giorni, il professore ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Catania ha ottenuto 420 preferenze

Si è arrivati al secondo scrutinio per completare la lista dei 10 componenti laici da mandare al Consiglio superiore della magistratura. Dopo l’intoppo su Giuseppe Valentino, che ha ritirato la sua candidatura mentre era in corso la prima votazione – Movimento 5 stelle e Partito democratico avevano sollevato dubbi per presunti legami con uomini di ‘ndrangheta -, il parlamento si è ritrovato sul nome di Felice Giuffrè. Il professore ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Catania, vicino in passato al Movimento sociale italiano, ha ottenuto 420 voti, superando il quorum dei tre quinti degli aventi diritto, ovvero il numero complessivo di deputati e senatori. Il nome di Giuffrè, in quota Fratelli d’Italia, si aggiunge dunque a quelli di Isabella Bertolini, Daniela Bianchini, Rosanna Natoli, suggeriti dal partito Giorgia Meloni, di Claudia Eccher e Fabio Pinelli, portati dalla Lega, di Enrico Aimi, di Forza Italia, di Roberto Romboli, candidato del Partito democratico, di Michele Papa, proposto dai grillini e di Ernesto Carbone, supportato dal Terzo polo.


La sfida per la vicepresidenza

Romboli, con 531 preferenze, risulta il nome più suffragato. Il candidato del Nazareno sarebbe anche quello con più chance per essere eletto vicepresidente del Csm. La votazione, che avverrà in seno all’organo di autogoverno della magistratura, vedrà esprimersi anche i 20 membri togati. Ed è grazie a loro che il professore di Diritto costituzionale a Pisa potrebbe diventare il successore di David Ermini: la maggioranza dei togati dovrebbe propendere per Romboli: le correnti di Area, Unicost e Magistratura democratica, raccontano in Transatlantico durante lo spoglio, preferirebbero il candidato del Nazareno. Fratelli d’Italia, la cui strategia è stata minata dalla retromarcia su Valentino, vorrebbe che la vicepresidenza andasse proprio al suo sostituto, Giuffrè, o a Bianchini, membro dell’influente centro studi Livatino.


Altro nome in lizza per ambire al ruolo di vicepresidente del Csm sarebbe quello dell’avvocato di Padova Pinelli. Eletto in quota Lega, è stato difensore di diversi esponenti di rilievo del Carroccio, tra cui Armando Siri e Luca Zaia. A spingerlo verso la guida del plenum ci sarebbe Luciano Violante: l’ex magistrato e parlamentare di lungo corso siede, con Pinelli, nella Fondazione Leonardo. La certezza è che la partita per la vicepresidenza sarà decisa per una manciata di voti. Potrebbero essere fondamentali quello dell’unico magistrato indipendente entrato a Palazzo dei Marescialli, Andrea Mirenda, e del renziano Carbone: il Terzo polo, sulla giustizia, si è mostrato molto affine alle idee del ministro Carlo Nordio.

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