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La caccia al vero covo di Matteo Messina Denaro: «Così ha smesso di nascondersi»

21 Gennaio 2023 - 04:59 Redazione
matteo messina denaro vero covo 1
matteo messina denaro vero covo 1
L'ultimo dei Corleonesi spendeva da 10 a 15 mila euro al mese per la latitanza. La caccia al tesoro vale fino a 5 miliardi di euro. La resa per le condizioni di salute

«Il vero covo di Matteo Messina Denaro lo stiamo ancora cercando. È lì che troveremo i soldi». Nelle parole di un inquirente a La Stampa oggi c’è tutto il senso dell’indagine sull’ultimo dei Corleonesi a Campobello di Mazara. Se per trovarlo è servita finora la strategia del “Follow the sick”, adesso la prospettiva cambia. Per ritornare a Falcone: “Follow the money”. ‘U Siccu spendeva dai 10 ai 15 mila euro al mese per mantenere la sua latitanza: lo dice la contabilità ritrovata tra i suoi appunti. E conservava scontrini di cene da 700 euro. E di sicuro dal giugno 2022 ha cambiato le sue abitudini. «Negli ultimi mesi le sue condizioni si erano aggravate», ha detto il medico che lo aveva in cura Vittorio Gebbia. Dopo due interventi nel 2020 e nel 2021 il boss ha preso atto che le condizioni di salute non gli permettevano più la vita da latitante. E ha smesso di nascondersi nella maniera ossessiva degli ultimi trent’anni.

«Lì troveremo i soldi»

La caccia al tesoro di Messina Denaro vale tanto. Gli investigatori hanno stimato un tesoro da 5 miliardi di euro a disposizione del boss. Anche perché, è il sospetto di alcuni, l’ultimo dei Corleonesi potrebbe aver ereditato fondi sfuggiti alla guerra allo Stato dichiarata da Totò Riina. Le indagini, spiega oggi La Stampa, per ora si concentrano su una zona tra Campobello e Mazara del Vallo. Ma si cerca anche a Palermo: i cicli di chemioterapia a La Maddalena potrebbero aver spinto il Padrino a cercarsi un rifugio anche in città. Anche se il suo autista Giovanni Luppino, che ha sostenuto di non conoscerlo ma di avergli dato un passaggio dopo essersi intenerito per la sua malattia, la mattina dell’arresto lo aveva accompagnato da fuori. Di certo c’è che il covo di vicolo San Vito o Cb/31 non è considerato strategico. Per trovare quello giusto gli inquirenti scavano tra i documenti del boss ritrovati. Contabilità ma anche un diario personale (con l’appunto su “Lorenza” che non vuole vederlo). E un taccuino con le entrate e le uscite della vita da latitante.

I passi falsi del boss

Intanto il Fatto Quotidiano rimarca la vicenda dei tanti passi falsi del boss. Fatti a partire da giugno 2022. Ovvero dopo che, avendo subito due operazioni, ha scoperto che le sue condizioni di salute si stavano aggravando. È la tesi dell’arresto per convenienza di cui si è parlato molto in questi giorni. Il quotidiano spiega che Messina Denaro usava regolarmente un telefono cellulare. Ci prenotava le visite alla clinica di Palermo, lo usava addirittura per chattare con le altre pazienti. E le telecamere di Campobello lo hanno immortalato mentre faceva la spesa al supermercato. Gli investigatori ci sono arrivati grazie a uno scontrino. L’ennesimo che compare in questa vicenda. Il boss li conservava insieme alle ricevute. Quale fosse l’utilità delle note spese per un latitante è un mistero. L’immagine di lui tra gli scaffali del negozio è l’ultima da uomo libero. Non solo: tre mesi dopo il suo trasloco arrestano il boss locale. Grazie alle intercettazioni al bar San Vito. I Ros piazzano anche una videocamera all’incrocio della strada in cui abita lui. Ma lui rimane in quella casa a 95 metri dal luogo del blitz.

«Cercano me. È finita»

Luppino, ufficialmente imprenditore agricolo, in realtà uno dei più fedeli favoreggiatori del capomafia, ha riferito al Gip che Messina Denaro gli ha detto «cercano me. È finita» il giorno dell’arresto in clinica. Luppino ha riferito l’episodio per rafforzare la sua difesa. E cioè che il passeggero portato in auto alla clinica Maddalena, luogo in cui è scattato il blitz, lui l’aveva conosciuto mesi prima col nome di “Stefano” tramite Andrea Bonafede (l’uomo che ha prestato l’alias al boss). E che per mesi non l’aveva più rivisto. «È venuto domenica sera, a dirmi di portarlo alla casa di cura per le terapie e io l’ho fatto», ha detto. Vedendo i militari Luppino avrebbe chiesto al conoscente se cercavano lui. E Messina Denaro avrebbe finalmente fatto capire la sua vera identità.

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