Bimbo morto soffocato al Pertini: a dare l’allarme fu una delle mamme. I sindacati denunciano la carenza di personale

L’ incidente collegato a una carenza di sorveglianza: le prime ricostruzioni

La mamma del bimbo morto soffocato per errore dopo il parto all’ospedale Pertini di Roma, negli scorsi giorni, ha affermato di aver chiesto spesso aiuto al personale per gestire il bambino, ma di essere rimasta inascoltata. Oggi, emerge un nuovo elemento che potrebbe rafforzare la sua tesi, fatta di omissione nei controlli e di abbandono: sarebbe stata una puerpera ad accorgersi del tragico incidente, e a lanciare l’allarme. Lo scrive il Corriere della Sera.


Le prime ricostruzioni

Tutto sarebbe successo nel cuore della notte dell’8 gennaio, quando verso l’una la puerpera si volta verso la compagna di stanza che stava allattando. Qualcosa, però, non torna: il neonato non è più visibile, e la mamma non risponde. L’infermiera si sarebbe precipitata sul posto, ma era già troppo tardi per salvare il neonato, venuto alla luce tre giorni prima. Secondo quanto emerso dai primi riscontri dell’autopsia, il neonato sarebbe spirato perché soffocato. Ipotesi che verrà confermata in modo definitivo quando arriveranno i risultati degli esami istologici, che deve finire di svolgere il professor Luigi Cipolloni.


Il presunto rifiuto degli infermieri

Bisognerà anche chiarire, avvalendosi del racconto della compagna di stanza della donna finita al centro del tragico episodio, se è vero che gli infermieri si sarebbero rifiutati di portare il neonato alla nursery, nonostante l’evidente stato di spossatezza della madre. L’indagine, avviata su segnalazione dell’Ospedale Pertini, per ora è senza indagati. Sarà incentrata sull’accusa di omicidio colposo in ambito sanitario. Alcuni elementi rilevanti sono però già noti. Da un lato, l’assenza della relazione dell’anatomopatologo dell’ospedale Pertini chiamato a fare un primo esame sulle ragioni del decesso. Dall’altro, il fatto che la donna aveva firmato un protocollo dove si avvertono le mamme sul divieto di dormire con i neonati, posto che rimane sempre in capo al personale la responsabilità di evitare simili disgrazie.

Personale carente

Un monitoraggio difficile da garantire, considerando i numeri della struttura: secondo quanto riporta sempre il Corriere, nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Sandro Pertini, attualmente, ci sono in pianta organica 30 ostetriche. Un numero congruo sulla carta, perché comporterebbe sei ostetriche per turno», ha spiegato Michele Cipollini, territoriale Uil Asl Roma 2. Salvo aggiungere: «Se non fosse che, su trenta, cinque sono in maternità e altre cinque in 104. A gestire ventisei posti letto, quindi ventisei pazienti con altrettanti bambini». Una situazione su cui, negli ultimi giorni, è intervenuta un’ulteriore novità: l’attuazione della deliberazione 2090 del 30 dicembre della Asl Roma 2, incentrata sulla «gestione autonoma ostetrica del travaglio, parto, puerperio e del neonato a basso rischio».

La scelta delle tempistiche

Cipollini, nonostante lo consideri «un buon modello per la verità», non nasconde di essere perplesso dalla scelta delle tempistiche: «Perché venga attuato nel migliore dei modi serve infatti più personale. In questi giorni scriverò una lettera alla direzione con tutte le perplessità». «Oltre ai doppi turni che già sono costrette a coprire tra reparto e sala parto, c’è un po’ di allarme – conclude il responsabile Uil – per le maggiori responsabilità che si assumono. Perché se prima le ostetriche si occupavano delle mamme e le infermiere dei bambini, adesso sia madri che figli sono a carico delle prime e il nido prende in gestione il neonato solo se presenta patologie».

«Denunciamo anche i vincoli che impediscono le nuove assunzioni»

Anche Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp Cgil Roma e Lazio, sottolinea la mancanza di personale negli ospedali: «Mancano i medici in emergenza e questa carenza sta dando spazio a quei professionisti che lavorano a gettone con delle cooperative – sottolinea – Nel Lazio abbiamo sottolineato che ci sono delle carenze di organico, dovute al fatto che la capacità assunzionale è stata saturata. Ci sono dei tetti di spesa per quanto riguarda il personale, che dovrebbero essere rimossi. Ad oggi invece vige ancora il tetto di spesa del 2004, diminuito dell’1,4 per cento». Per poi concludere: «Denunciamo quindi la carenza di personale, ma anche e soprattutto i vincoli che impediscono le nuove assunzioni. Perché questo ha comportato anche una diminuzione dei posti letto nel Lazio, quindi un indebolimento del servizio pubblico e un conseguente incremento di quello accreditato privato».

Leggi anche: