Il “piano” di Cospito per sopravvivere al digiuno: ecco cosa succede al corpo e perché non esistono preparazioni – L’intervista

Federica Invernizzi, epatologa del San Raffaele di Milano analizza con Open quali sono i rischi provocati dall’assenza di cibo e perché ingrassare prima non è una strategia che aiuta a sopravvivere più a lungo

Sono tornati al centro delle cronache i rischi che possono essere provocati da un digiuno prolungato, a proposito del caso di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da 108 giorni per il quale il governo, attraverso le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha ribadito di ritenere corretta l’applicazione del regime del 41-bis. Le sue condizioni di salute peggiorano giorno per giorno e sono sotto osservazione della magistratura competente, ma lui stesso ha precisato che nel caso in cui dovesse diventare incosciente non vuole essere sottoposto a trattamenti sanitari come l’alimentazione forzata. Secondo alcune ricostruzioni, Cospito sarebbe sereno perché ha rivelato che avrebbe studiato come resistere più a lungo. Nel suo piano sembra che ci fosse l’idea di ingrassare prima del digiuno e di assumere degli integratori per riuscire a sopravvivere meglio. Abbiamo chiesto alla dottoressa Federica Invernizzi, epatologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano, di spiegarci quali sono i rischi di un digiuno prolungato, cosa succede al corpo e se esistono eventuali preparazioni.


Cosa succede al corpo in un digiuno prolungato

«Quando una persona non mangia, il corpo mette in atto dei meccanismi di sopravvivenza. Prima di tutto, smuove le risorse più facili da prendere, come il glucosio liberato dal fegato», spiega la dottoressa specificando di parlare in generale e di non aver valutato il caso Cospito nello specifico. «Si tratta, però, di risorse che sono chiaramente limitate e che noi riforniamo ogni volta con l’alimentazione», precisa. Nel momento in cui una persona inizia un digiuno prolungato, e quindi non introduce più queste riserve, il corpo cambia strategia attraverso due successivi processi: dapprima inizia a produrre i cosiddetti corpi chetonici, ovvero alcuni composti prodotti nel sangue che si formano dai grassi. «Ma non tutti gli individui iniziano la produzione di corpi chetonici alla stessa velocità, in generale sono necessari tra le 36 e 48 ore per entrare in chetosi», dichiara la dottoressa.


E, soprattutto, «alcune persone possono rispondere in modo sbagliato ai corpi chetonici e potrebbero sviluppare una chetoacidosi con conseguenze molto pericolose. La risposta al digiuno da parte del singolo organismo è pertanto imprevedibile e richiede quindi stretto monitoraggio medico specialistico». Questo è uno dei primi grandi problemi che si incontrano se si decide di avviare un digiuno prolungato, senza alcun piano o monitoraggio medico, e potrebbe portare anche alla morte. E decidere di ingrassare molto per prepararsi non ha alcuna efficacia. «Il digiuno prolungato e senza controllo è potenzialmente pericoloso per tutti e non dipende in alcun modo dal peso da cui una persona parte», puntualizza la dottoressa.

Quanto si può sopravvivere e la (non) efficacia degli integratori

Nel caso in cui la persona prosegua il digiuno prolungato si entra nell’ultima fase, ovvero quella in cui l’organismo si adatta all’assenza totale di cibo: «Si attiva il risparmio energetico con riduzione del metabolismo basale– spiega l’epatologa – e messa a riposo di attività non ritenute essenziali; così una volta esauriti i grassi di riserva, inizia l’utilizzo delle proteine corporee dei muscoli e del fegato, soprattutto». Un meccanismo che mette l’individuo a serio rischio di morte. E – stando ai dati disponibili – un uomo sano di media corporatura (70 kg) può sopravvivere per 20-30 giorni di digiuno prolungato. Ma i danni al corpo iniziano a presentarsi già dopo 3-4 giorni. Infine, la persona sotto digiuno prolungato dovrebbe iniziare a reintegrare le sostanze necessarie a far ripartire il corpo sotto controllo medico, perché anche questa fase potrebbe essere fatale. E l’ipotesi integratori come sostitutivi del pasto non è propriamente corretta. «Gli integratori, intesi come fonti concentrate di oligoelementi o vitamine, non sono una fonte energetica», spiega l’epatologa. «Il digiuno prolungato – conclude – può essere dannoso sia che tu li assuma o meno perché va a intaccare l’apporto di sostanze nutritive. E gli integratori sono utili solo se associati a un corretto regime alimentare, non sostituiscono l’efficacia nutritiva di un pasto».

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