Pordenone, ingresso in discoteca negato a una donna di colore. Come da regolamento: «Ammessi solo nativi della zona»

Il caso al Piper club di Fontanafredda è ora all’attenzione della Questura. Il gestore: «Questo è un club privato, ho amici di ogni razza e religione»

«Al Piper club di Fontanafredda l’entrata è riservata a persone di oltre 40 anni e NATIVI (scritto in maiuscolo, ndr.) della zona». Recita così il regolamento della discoteca in provincia di Pordenone pubblicato sui profili social e che nelle ultime ore ha creato non poche polemiche. Soprattutto dopo che nei giorni scorsi una coppia si è avvicinata all’entrata del locale trovando l’alt della sicurezza per la donna di colore. «Mi dispiace, la signora non può entrare»: è stata la frase pronunciata all’ingresso e che l’uomo della coppia ha raccontato sui social, destando in un secondo momento anche l’interesse della Questura di Pordenone. L’accesso vietato al locale ha fatto subito parlare di una discriminazione di natura razziale, anche in riferimento al regolamento messo in chiaro dalla discoteca. Mentre la Questura cerca di capire se ci siano effettivamente gli estremi per le accuse avanzate dalla coppia, a parlare è il titolare del club Piper, Edward Giacomini. «Sono amico di persone di razze e religioni diverse, le più disparate. Sinceramente non capisco proprio tutto questo chiasso. Qui non c’è davvero alcun problema di razzismo».


Il questore: «Un criterio illegittimo»

Resta però il dato di un regolamento che ha suscitato non pochi dubbi sulla natura razzista dei criteri di ingresso: «L’entrata è riservata a persone di oltre 40 anni e NATIVI della zona per poter garantire un pubblico adulto con cui si vuole rivivere la magica atmosfera del revival al “Mitico Piper di Fontanafredda”, locale storico del Friuli Venezia Giulia e del Veneto orientale per i cinquantenni». A questo proposito il questore spiega: «In un club è senza dubbio possibile far entrare le persone subordinando l’ingresso all’esibizione di una tessera ma la scelta non deve essere assolutamente legata a discriminazioni razziali». E ancora: «Questo non significa solo “se sei nero non entri”, ma resti fuori anche se sei nato a Napoli o a Milano. Quindi quel “nativi della zona”, per di più in maiuscolo, che si legge come lasciapassare al Piper club è illegittimo». Nei prossimi giorni sarà la questura a prendere una decisione sul da farsi. Il locale potrebbe essere soggetto a controlli o addirittura a una chiusura per diversi giorni, con modifica del regolamento annessa.


La difesa del proprietario

«Il nostro club ha delle regole dettate dai soci. Noi non siamo una discoteca. Ma un club che propone delle feste private», ha continuato nella difesa il gestore. «Ogni due settimane circa, viene proposto un evento, ma è riservato. E la prima regola è quella di non voler arrivare alla capienza massima del locale. E poi le feste sono spesso a tema. Può esserci la serata dove vige la regola di vestire scarpe blu, se uno si presenta con scarpe gialle o bianche, non entra». Il punto però è la parte di regolamento riferita ai “nativi”. «Qui vengono persone native della zona e di altre località limitrofe, persone che si frequentavano quando erano giovani nelle discoteche che oggi non ci sono più e che vogliono ritrovarsi da adulti, per ascoltare la musica della loro giovinezza», spiega Giacomini. «Noi cerchiamo di ricreare quell’atmosfera. Per questo limitiamo l’accesso ai nativi. Non certo per questioni di razza». A portare il caso del Piper club anche in Senato sarà la deputata eletta in Friuli Tatiana Rojc. «Alla prima seduta utile del Senato depositerò un’interrogazione al ministro della Giustizia e al ministro dell’Interno affinché sia
fatta chiarezza sul comportamento posto in atto dal club Piper», ha annunciato.

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