Il terremoto in Turchia spacca la terra per 150 km, l’esperta dell’Ingv: così l’Anatolia si è spostata di 3 metri

La sismologa turca Aybige Akinci ha spiegato che i fondi del governo turco per rinnovare il patrimonio edilizio hanno trascurato la parte orientale del Paese

Il terremoto iniziato la scorsa notte e che continua a flagellare il Sud-Est della Turchia, con diverse scosse di assestamento, sarebbe stato scatenato dalla spaccatura della faglia che divide la placca araba e quella anatolica. In termini di energia rilasciata, l’evento geologico è equivalente a 32 atomiche di Hiroshima, e mille volte superiore al terremoto di Amatrice del 2016. In pochi secondi, infatti, l’Anatolia ha fatto un salto di tre metri verso sud-ovest, con un movimento di scorrimento a lato della placca araba. Per dare una dimensione, basti pensare che la media dei movimenti delle placche nella zona è normalmente «pari a 10 millimetri l’anno»: lo spiega a Repubblica la ricercatrice turca dell’Ingv (l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) Aybige Akinci. Che aggiunge: «La frattura è stata enorme: ben 150 km di lunghezza. La scossa ha coinvolto un’area di centinaia di chilometri quadrati».


Tutto è iniziato alle 2.17 (ora italiana), con la prima scossa principale. Dopo la quale ne sono avvenute altre 200, di cui una trentina con magnitudo superiore a 4. Poco dopo le 11 di mattina, per esempio, un’altra scossa ha raggiunto la magnitudo di 7.5. Secondo Akinci, «nella storia, una scossa così forte in quell’area, è avvenuta nell’859». Mentre la terra continua a tremare, i primi bilanci sono a dir poco drammatici: Usgs, il sito americano sul monitoraggio sismico, stima fino a 10mila vittime, e 10 miliardi di dollari di perdite economiche. Akinci ricorda che «nel 2012 il governo turco ha varato una legge per rinnovare il patrimonio edilizio. Sappiamo che il rischio terremoti è assai serio nel nostro paese. Ma per ricostruire tutto ci vuole molto tempo e denaro. Finora i lavori si sono concentrati soprattutto a Istanbul, mentre la parte orientale è rimasta più indietro».


Leggi anche: