Elezioni regionali in Lombardia: come si vota, chi sono i candidati e cosa dicono i loro programmi

Una breve guida per i cittadini lombardi chiamati a scegliere, il 12 e il 13 febbraio, il prossimo presidente di Regione e i consiglieri che ne sosterranno il governo del territorio più popoloso e ricco di Italia

Due giorni, così è stato stabilito dal ministero dell’Interno. Le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio si svolgeranno domenica 12 febbraio, dalle 7 alle 23, e lunedì 13, dalle 7 alle 15. Urne aperte per il rinnovo dei Consigli regionali e per l’elezione del presidente della Regione. I candidati lombardi in corsa? Attilio Fontana, presidente leghista uscente e favorito della vigilia, supportato dalla coalizione di centrodestra, l’europarlamentare Dem Pierfrancesco Majorino, appoggiato anche da Movimento 5 stelle e Alleanza verdi e Sinistra, Letizia Moratti ex vicepresidente della Regione che, dopo la rottura con il centrodestra, è diventata la frontwoman del Terzo polo, e Mara Ghidorzi, di Unione popolare.


Come funziona il voto in Lombardia?

In Italia ci sono 19 Regioni e due Province autonome. Ognuna autoregolamenta le norme per il rinnovo dei propri rappresentanti istituzionali. Non è stato sempre così. Ventotto anni fa, nel 1995, fu varata la cosiddetta legge Tatarella: elezione del Consiglio tramite un sistema proporzionale corretto da un premio di maggioranza per la coalizione del candidato presidente vincitore, scelto dai cittadini per elezione diretta. È una legge nazionale che, però, a partire dalla riforma del Titolo V del 2001, è stata suscettibile di modifiche da parte di ogni singola amministrazione regionale. La Lombardia, così come il Lazio, hanno deciso di cambiarla prima del voto del 2018. La legge Tatarella resta il cardine attorno a cui funziona il sistema delle elezioni regionali, ma ecco quali sono le specificità lombarde.


Non esiste ballottaggio, come ad esempio avviene per il voto in Toscana. Il candidato presidente che ottiene un voto in più degli altri diventa presidente della Lombardia. Il secondo classificato ottiene di diritto il posto come consigliere regionale di opposizione. Per il terzo, invece, non scatta il posto in Consiglio. Se un candidato presidente supera la soglia del 40% delle preferenze, alle liste che lo supportano vanno almeno il 60% dei seggi, fino a un massimo del 70% dei posti in Consiglio. Se invece il candidato ottiene meno del 40% dei voti, le sue liste dovranno contare sul 55% dei seggi totali per governare la Regione. Come per le elezioni comunali, anche alle regionali lombarde è possibile esprimere il voto disgiunto, ovvero votare contemporaneamente per un candidato presidente e una lista che ne supporta un altro. Infine, è possibile esprimere fino a due preferenze per i candidati consiglieri: devono appartenere alla stessa lista e non si possono votare due persone dello stesso sesso.

I candidati e le liste a supporto

Attilio Fontana, presidente uscente, è supportato dal suo partito, la Lega e dalle seguenti liste: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi moderati-Rinascimento Sgarbi e dalla lista civica che porta il nome del candidato. A sostegno di Pierfrancesco Majorino, oltre al suo Partito democratico, ci sono: Movimento 5 stelle, Alleanza verdi sinistra e la lista Patto civico Majorino presidente. Letizia Moratti, oltre all’omonima lista civica, ha l’appoggio del coagulo Azione-Italia Viva. Infine, Mara Ghidorzi è sostenuta soltanto da Unione popolare. In totale, sono 1.015 i candidati consiglieri regionali per 12 liste complessive. Alcuni di loro sono particolarmente conosciuti anche sul piano nazionale: è il caso del virologo Fabrizio Pregliasco, del direttore d’orchestra Alberto Veronesi, figlio dell’oncologo Umberto Veronesi, del giornalista Vittorio Feltri e del suo collega, Maso Notarianni, marito di Cecilia Strada, ex presidente di Emergency.

I programmi elettorali

I programmi elettorali dei candidati sono estesi, ma trovano una convergenza su tre temi particolarmente sentiti dai cittadini lombardi: la sanità, la mobilità ferroviaria e la questione abitativa. Il primo macroargomento, da solo, vale l’80% del bilancio regionale. La promessa fatta da Fontana, Majorino e Moratti agli elettori è pressoché la stessa: tagliare le lunghissime liste di attesa. Sul metodo con cui affrontare questa e altre criticità, le soluzioni si differenziano: il leghista propone di «sostenere l’assistenza al domicilio e migliorare i tempi di attesa delle prestazioni con l’aumento dell’offerta», il centrosinistra di «spostare le risorse dal privato al pubblico arrivando, entro i prossimi cinque anni, ad avere un sistema molto più efficiente e meno discriminante», il Terzo polo vuole investire sui presidi territoriali e il completamento delle cosiddette Case della comunità.

Trasporti. Moratti lancia la proposta più dirompente per il sistema ferroviario regionale: «Mettere subito a gara Trenord», puntando sulla liberalizzazione del servizio per migliorarlo. Majorino insiste sul trasporto pubblico gratuito per tutti gli under 25 e lo sviluppo di forme di mobilità sostenibile. Fontana guarda a uno sviluppo integrato con i luoghi dei Giochi olimpici del 2026: massicci interventi stradali, ferroviari e delle linee suburbane. La questione abitativa è particolarmente sentita a Milano, anche se i costi di affitti e compravendite immobiliari sono in crescita anche nelle altre province. Il centrodestra, allora, dice di volersi impegnare nella riqualificazione degli alloggi popolari. Il centrosinistra mette al centro misure come il canone concordato e i contributi per l’affitto indirizzati a studenti e lavoratori under 35, basati sul reddito. Moratti, infine, parla di housing sociale e sostegni abitativi alle coppie che si separano.

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