Caso Ruby, Karima el Mahroug: «Silvio non mi ha trattata come un pezzo di carne. Ma poteva difendermi quando mi dicevano “prostituta”»

La 30enne ha presentato il suo libro a Milano. E ha parlato anche di Berlusconi e dei giudici

«Non sono una prostituta. Non ho parenti famosi. E non ho ricevuto milioni di euro. Ma da Silvio Berlusconi non ho mai avuto la sensazione di essere un pezzo di carne». Karima el Mahroug alias Ruby, 30 anni, ha presentato il suo libro all’hotel Diana Majestic di Milano. E nell’occasione ha parlato della vicenda che l’ha vista protagonista. Cominciata il 14 febbraio 2010 con la sua prima serata nella villa dell’ex Cav quando era ancora minorenne. E arrivata nei giorni scorsi a un punto con l’assoluzione del presidente di Forza Italia dall’accusa di corruzione di testimoni. E se il libro “Karima” scritto insieme alla giornalista Raffaella Costantino comincia proprio con la frase «non sono una prostituta», oggi non vuole più essere chiamata con quel nomignolo che l’ha resa famosa.


La storia

Karima el Mahroug dice che la cosa più disumana capitatale in questi anni è stata proprio la spoliazione della sua identità e del suo nome. Ricorda il suo arrivo dal Marocco a 9 anni. Le 18 comunità in cui ha trascorso l’adolescenza. Il matrimonio nel frattempo finito con Luca Risso, padre di sua figlia. E il compagno attuale Daniele Leo, personal trainer con cui sta da più di otto anni e con cui gestisce un ristorante a Genova. Dopo la conferenza stampa Karima ha parlato con alcuni giornalisti, tra cui Francesco Moscatelli de La Stampa. «Hanno sempre detto che sono furba. Qualcuno ha parlato di “furbizia orientale”. Ma per quanto tu possa essere furba a 17anni comunque non sei preparata a degli avvenimenti simili. Quando dico usata è perché nessuno mi ha tutelata. Perché sono stata etichettata davanti a tutti come la prostituta minorenne?», dice.


Il 28 ottobre

Il giorno che le ha cambiato la vita è stato il 28 ottobre 2010: «Sono uscita di casa e ho visto la mia faccia sui giornali. È stato traumatico». Mentre la persona che ricorda con più affetto nella vicenda è una: «Berlusconi con me si è comportato da persona rispettosa. Non ho mai negato di aver ricevuto, le sei volte in cui sono stata a casa sua, anche un aiuto economico. Ma non parliamo di cinque milioni. Ai miei occhi comunque erano già tantissimi soldi. Perché mi hanno permesso di non dormire per strada, di comprarmi da mangiare e di mandare qualcosina a mia madre. Per questo parlo di gratitudine nei suoi confronti».

Il futuro

Ora vuole un futuro diverso: «A 18 anni ero incinta e non ho avuto la possibilità di godere di un momento spensierato neanche per scegliere la culla di mia figlia. Ero sempre dagli avvocati. Quest’assoluzione per me è l’inizio di una vita da persona normale e da donna libera. Sono sempre stata controllata. Ora potrò iniziare a progettare la mia vita». Infine, sul libro: «Spero che Berlusconi possa leggerlo e che trovi il modo per farmi sapere la sua. Se poi dovesse farlo anche pubblicamente ne sarei contenta. Se avesse sprecato due paroline per parlare della mia persona, quando ha visto tutti accusarmi di essere una prostituta e altre ragazze definirmi “la zingara che arriva sporca, non fa niente e non si spoglia neanche”, forse sarebbe stato di grande aiuto».

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