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Caso Ruby Ter, Silvio Berlusconi assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari: «Il fatto non sussiste»

15 Febbraio 2023 - 13:22 Redazione
Le assoluzioni hanno riguardato anche Karima el Mahroug e gli altri 27 imputati. Le testimonianze delle ragazze, rilasciate durante i primi processi, sono state giudicate inutilizzabili ai fini del processo

«Tutti assolti perché il fatto non sussiste». È questa la decisione dei giudici della settima penale di Milano sul caso Ruby Ter a carico di Silvio Berlusconi e altre 28 persone. Dopo poco più di due ore di camera di consiglio e oltre 6 anni di processo, sono crollate così le accuse di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. L’udienza si è aperta questa mattina, mercoledì 15 febbraio, nell’aula bunker di San Vittore a Milano, con l’appello degli imputati da parte del presidente del collegio del tribunale del capoluogo lombardo, Marco Tremolada, che ha dato conto della rinuncia da parte della presidenza del Consiglio alla costituzione di parte civile. In aula, tra gli imputati, l’unica presente è Marysthell Garcia Polanco. «La mia vita in questi anni è stata un inferno. Spero che andrà bene. I giudici sono intelligenti e sento che andrà bene. Se andrà male: parlerò», aveva detto l’ex showgirl. Assente, invece, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, difeso dal legale Federico Cecconi che, dopo la lettura della sentenza, si è detto «enormemente soddisfatto: tre su tre!», ha dichiarato facendo riferimento alle precedenti assoluzioni per i due filoni di Siena e Roma. La principale protagonista del caso Karima El Mahroug che all’epoca dei fatti usava il soprannome di “Ruby Rubacuori” si è presentata invece in aula dopo la lettura della sentenza: ha stretto le mani al procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e al pm Luca Gaglio e ha rilasciato qualche dichiarazione ai cronisti: «Non immaginavo una cosa così – ha detto – Sono contentissima. È stata una liberazione» da una vicenda «che mi ha travolto quando avevo 17 anni e che è stata un macigno non da poco». Gli indizi «non equivoci a loro carico risultavano dagli atti dei procedimenti in cui le stesse sono state escusse come testimoni».

«Cav assolto perché ragazze andavano indagate»: la nota del presidente del Tribunale di Milano

Il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia in una nota ha anticipato le motivazioni della sentenza di assoluzione, che verrà depositata tra 90 giorni, spiegando che nel processo Ruby Ter le giovani ospiti di Arcore, sentite nei 2 processi sul caso Ruby, «non potevano legittimamente rivestire l’ufficio pubblico di testimone», perché «sostanzialmente indagate di reato connesso». Le ventuno ragazze andavano sentite quindi come indagate, e i loro verbali raccolti nei primi due processi Ruby – come testimoni – sono stati quindi dichiarati inutilizzabili nel dibattimento. Questo accertamento, si legge, «sulla qualità soggettiva in capo alle imputate dei reati contestati incide sulla stessa possibilità di configurare sia la falsa testimonianza che la corruzione in atti giudiziari». La falsa testimonianza, infatti, chiarisce il Tribunale, «può essere commessa solo da chi legittimamente riveste la qualità di testimone». Andavano, invece, indagate e sentite con la presenza di avvocati e la possibilità di non rispondere. La corruzione in atti giudiziari, poi, «sussiste solo quando il soggetto corrotto sia un pubblico ufficiale». La Cassazione ha chiarito «che il giudice deve verificare se il dichiarante che si assume essere stato corrotto sia stato o meno correttamente qualificato come testimone». E poiché «le persone chiamate a rendere dichiarazioni nei processi andavano correttamente qualificate come indagate di reato connesso e non testimoni, non solo non è configurabile il delitto di falsa testimonianza ma neppure il reato di corruzione in atti giudiziari, mancando la qualità di pubblico ufficiale (nella specie: testimone) in capo al ‘corrotto’». Così l’elemento costitutivo del delitto corruttivo non «può sussistere nemmeno nei confronti dell’ipotizzato corruttore, nel caso di specie Berlusconi».

Le reazioni della politica

«L’assoluzione di Silvio Berlusconi è un’ottima notizia che mette fine a una lunga vicenda giudiziaria che ha avuto importanti riflessi anche nella vita politica e istituzionale italiana. Rivolgo al Presidente Berlusconi a nome mio e del Governo un saluto affettuoso», ha commentato la premier Giorgia Meloni, che ovviamente non è l’unica a intervenire sulla vicenda. La decisione della giudici della settima penale di Milano sul caso Ruby Ter a carico di Silvio Berlusconi, ha inevitabilmente scatenato reazioni nel mondo della politica. Prima fra tutti, il vicepremier e ministro Matteo Salvini che si è detto «Felice per l’assoluzione di Silvio dopo anni di sofferenza, insulti e inutili polemiche». Una volta appresa la notizia dell’assoluzione dell’ex premier «perché il fatto non sussiste», tutti i deputati di Forza Italia si sono alzati ad applaudire: L’assoluzione di Silvio Berlusconi è un’ottima notizia che mette fine a una lunga vicenda giudiziaria che ha avuto importanti riflessi anche nella vita politica e istituzionale italiana. Rivolgo al Presidente Berlusconi a nome mio e del Governo un saluto affettuoso.Finalmente il calvario finisce!», ha detto nell’Aula della Camera Paolo Emilio Russo di FI. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, su Twitter, ha voluto mandare un messaggio a Berlusconi. «E’ una bellissima notizia che gli rende giustizia. Non avevo alcun dubbio sulla sua innocenza. La comunità di Forza Italia festeggia il suo leader», si legge nel tweet.

I passi prima della decisione dei giudici

Nella scorsa udienza una delle imputate Barbara Guerra aveva annunciato per oggi dichiarazioni spontanee, ma alla fine la giovane ha deciso di non parlare davanti ai giudici. Nessuna delle cosiddette “ex-olgettine” ha mai reso dichiarazioni nel corso del processo iniziato sei anni fa per i fatti contestati che vanno dal novembre 2011 al 2015. Per l’ex premier, assolto in via definitiva dai Tribunali di Roma e Siena in due filoni processuali del Ruby Ter poiché il fatto «non sussiste», il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio avevano chiesto una condanna a 6 anni di reclusione e una confisca di oltre 10 milioni di euro. Soldi, questi, che equivarrebbero al prezzo della presunta corruzione: pagamenti e regali che il Cavaliere – per i pm – avrebbe versato alle ragazze in cambio del loro silenzio. La tesi difensiva, portata avanti dai legali del leader di Forza Italia – che hanno chiesto l’assoluzione poiché «il fatto non sussiste» – è che Berlusconi avrebbe versato quel denaro alle giovani per risarcirle del danno subíto dallo scandalo mediatico. Mentre per Karima El Mahroug che, secondo l’accusa, avrebbe incassato circa 5 milioni di euro, la Procura aveva chiesto una condanna a 5 anni e una confisca da 5 milioni di euro. 

Foto copertina: ANSA/MATTEO CORNER | Karima Al Mahrough al processo Ruby Ter

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