Caso Cospito, la difesa di Delmastro ai pm: «Atti non segreti, se servivano cautele nessuno me ne ha parlato»

Il sottosegretario è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio. È stato ascoltato per due ore in procura questa mattina

È durato due ore in tutto l’interrogatorio di Andrea Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia indagato dalla procura di Roma per rivelazione del segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito. Sia all’entrata sia all’uscita da piazzale Clodio il sottosegretario non ha rilasciato dichiarazioni, entrando direttamente in automobile. Davanti al procuratore Lo Voi, l’aggiunto Paolo Ielo e i pm Varone e Affinito, il sottosegretario Delmastro ha ammesso di aver girato al suo collega di partito Giovanni Donzelli i verbali delle intercettazioni ambientali nei confronti dell’anarchico in regime di 41bis Alfredo Cospito. In quei colloqui due esponenti della criminalità organizzata in regime di carcere duro con lui a Sassari, gli esprimevano solidarietà per lo sciopero in atto, poco prima che l’anarchico ricevesse la visita di alcuni parlamentari del Pd. Le intercettazioni, riservate ma non sottoposte a segreto di Stato, sono quindi state usate da Donzelli in aula durante un dibattito parlamentare per attaccare i dem. Sulla vicenda la Camera ha anche avviato un giuri d’onore.


La difesa di Delmastro


Delmastro, assistito dall’avvocato Giuseppe Valentino, e a sua volta avvocato, nelle dichiarazioni ha puntato molto sul fatto che quando chiese gli atti al Dap su Alfredo Cospito e il suo sciopero della fame lo fece nell’ambito della sua attività di sottosegretario alla Giustizia. Dunque con un’azione legittima e nell’ambito delle sue competenze. Gli atti non gli erano stati segnalati come classificati e del resto gli erano stati girati con una normale posta elettronica. Con la stessa logica avrebbe poi girato il tutto al collega Donzelli che non gli avrebbe anticipato di volerli leggere in aula alla Camera. Delmastro ha specificato che presenterà una memoria per chiarire alcuni aspetti ma il tema di quanto potesse effettivamente essere cosciente dell’eventuale necessità di cautela, potrebbe essere determinante. Per dimostrare che una persona è responsabile di violazione del segreto d’ufficio bisogna dimostrare che è cosciente della segretezza dei documenti. E visto che questi erano uno stralcio di atti più ampi potrebbe non essere così semplice farlo.

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