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Servizio militare: così l’Europa pensa di nuovo alla leva obbligatoria dopo la guerra in Ucraina

17 Febbraio 2023 - 08:28 Redazione
Se ne torna a parlare in alcuni paesi europei. E anche in Italia

Nei paesi della Nato la leva obbligatoria è stata abolita quasi ovunque. Fanno eccezione Grecia, Lituania e Danimarca. E da gennaio anche la Lettonia. Ma, racconta oggi Repubblica, la guerra in Ucraina sta facendo cambiare verso a molti paesi europei. E si torna a parlare di servizio militare obbligatorio anche in Germania. Dove il neoministro della Difesa socialdemocratico Boris Pistorius l’ha rilanciata. A causa di esigenze militari e civiche: «Abolirla è stato un errore e potrebbe dimostrare l’importanza di queste istituzioni per il funzionamento della nostra società». In Italia ad esprimersi favorevolmente è stato il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «Penso che un anno di insegnamento delle regole, della buona educazione e dei doveri formerebbe dei buoni cittadini».

La Nato e la naja

Mentre il presidente del Senato ed esponente di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa ha annunciato un disegno di legge. Che porterebbe la mini-naja volontaria di 40 giorni per «imparare cosa è non solo l’amore per la Patria, ma il senso civico, il dovere che ciascuno di noi ha di aiutare gli altri in difficoltà». In Europa, come detto, la Lettonia l’ha reintrodotta dopo 15 anni. La Danimarca vuole estenderla anche alle donne. L’Olanda invece pensa a un sorteggio sul modello della Svezia. Che ogni anno sorteggia 4-5 mila diciottenni per una ferma che dura 11 mesi. Mentre la Polonia, che ha lanciato un programma di riarmo, ritiene che i coscritti siano inutili: «Solo i russi usano i cittadini come carne da cannone». Secondo l’Alleanza Atlantica invece la strada migliore è la creazione di una riserva numerosa. Ovvero personale addestrato e pronto a entrare in azione con un minimo preavviso. Come avviene negli Usa con la Guardia Nazionale. Che è stata anche in Iraq e Afghanistan. Mentre in Gran Bretagna ci sono 153 mila professionisti e altri 75 mila ex militari che si esercitano ogni anno per 27 giorni. La Francia ha una riserva di 40 mila uomini, la Germania 30 mila e la Polonia 114 mila. Infine, in Italia l’Esercito propone le “forze di completamento volontarie”. Create con la sospensione della naja, ora hanno 17 mila riservisti.

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