Crisanti, il ricordo dell’inizio della pandemia nelle chat private: «Dobbiamo capire cosa sta succedendo»

A tre anni di distanza, il professore pubblica le conversazioni con i suoi collaboratori: «A loro va il mio incondizionato ringraziamento»

Tre anni esatti da una delle notti piene di preoccupazione e di corsa contro il tempo per capire cosa stesse davvero succedendo. Il professor Andrea Crisanti condivide così su Facebook le chat private con i suoi collaboratori del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova, risalenti ai primi giorni di emergenza sanitaria da Covid-19. «Dobbiamo capire cosa sta succedendo, se puoi dividili in categorie», scrive il professore a una sua collaboratrice parlando dei pazienti ricoverati. «Due ospedalizzati a Schiavonia da una decina di giorni, uno del 1943 con grave insufficienza respiratoria, l’altro del 1952 ricoverato in medicina. Nessuno dei due ha riferito di contatti di altri casi», spiega l’interlocutrice, che di lì a poche ore riferirà di molti pazienti in terapia intensiva, «tutti dipendenti e pazienti di Schiavonia, Dolo e Mirano, (…) è impossibile anche per noi, stiamo processando 1.600 campioni (…), abbiamo fatto 4 notti consecutive di 13 ore per la gestione del settore». Ore difficili, quelle del 21 febbraio di tre anni fa, che Crisanti ha voluto condividere scrivendo un pensiero: «Questa è una testimonianza dell’instancabile lavoro, della creatività e della dedizione di tutti coloro grazie ai quali lo studio di Vo’ è stato possibile: ricercatori, tecnici di laboratorio, studenti e personale tecnico. Un’abnegazione alla ricerca e al bene comune che ha cambiato la storia e che merita pubblico riconoscimento. A queste persone va il mio personale e incondizionato ringraziamento».


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