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Gorizia, braccianti stranieri segregati e sfruttati: tre arresti per caporalato

24 Febbraio 2023 - 16:27 Redazione
Nella perquisizione di tre dormitori sono stati trovati almeno 30 lavoratori, tra cui due minorenni

Tre dormitori, almeno trenta lavoratori, di cui due minorenni, tenuti in condizioni di semi-segregazione. Succede a Gorizia, in Friuli Venezia Giulia, dove tre persone sono state arrestate con l’accusa di caporalato, ossia i reati di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, con le aggravanti della minaccia, del numero dei lavoratori e della minore età di alcuni di loro. Inizialmente era stata fermata anche una quarta persona, di origine moldava, successivamente scarcerata e sottoposta all’obbligo di dimora. Le indagini sono partite a seguito di una chiamata anonima in cui un cittadino romeno ha raccontato che un suo connazionale era scappato da Gorizia proprio perché era stato sfruttato, per mesi e mesi, assieme ad altre persone come bracciante agricolo. E a gestire il tutto sarebbe stato un gruppo di caporali, anch’essi romeni. Stando alle dichiarazioni delle vittime, a queste era impedito di uscire dai dormitori ed erano stati tolti loro i documenti di identità.

La perquisizione

Dopo essere state allertate, le autorità hanno perquisito le abitazioni che usavano gli indagati, nelle province di Gorizia e Udine, tra cui tre dormitori. Qui sono stati trovati 30 lavoratori di nazionalità romena, tutti irregolari, tra cui un ragazzo di 17 anni e uno di 16, tutti in condizioni igienico-sanitarie precarie e ammassati in spazi non idonei. «Lo sfruttamento era determinato da vari fattori, quali il modestissimo livello di retribuzione garantito, le precarie condizioni alloggiative e di vita, l’assenza di regolarizzazione della posizione lavorativa, la mancata erogazione ai lavoratori delle benché minime garanzie di sicurezza e igiene sul lavoro», riferiscono gli inquirenti. «Gli indagati – concludono – in generale approfittavano dello stato di bisogno dei braccianti, che risultavano spesso ricattati e minacciati di essere cacciati senza paga».

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