«L’unica cosa che va detta ed affermata è: non devono partire». Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi commenta la tragedia nel naufragio di centinaia migranti sulle rive di Cutro, nel Crotonese. Il barcone già da diverse ore lottava contro acque molto agitate: si è spezzato in due provocando la morte di almeno 59 vittime. «Non ci possono essere alternative», ha continuato il ministro al termine dell’incontro con i rappresentanti di istituzioni e forze dell’ordine della provincia di Crotone svoltosi in Prefettura, «di fronte a tragedie di questo tipo non credo che si possa sostenere che al primo posto ci sia il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo». Il punto tenuto fermo da Piantedosi per tutto l’intervento è dunque sulla decisione dei migranti di allontanarsi dalla loro terra: «Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo, ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso». Poche ore fa la dottoressa Laura De Paoli ha diffuso il racconto dei soccorsi operati in mare ai naufraghi di Cutro. «Abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque, abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto».
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