Naufragio di Cutro, il racconto del medico che ha soccorso i migranti: «Due uomini tenevano in alto un bambino di 7 anni, ma era già morto»

La dottoressa Laura De Paoli della Fondazione Cisom è intervenuta a supporto della Guardia costiera. «I cadaveri galleggiavano ovunque»

«Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque ed abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto». Il racconto straziante arriva dalla dottoressa Laura De Paoli, medico della Fondazione Cisom Cavalieri di Malta a supporto della Guardia costiera per gli interventi di soccorso in mare che ha tentato di soccorrere i migranti di Cutro, nel cotronese, vittime del terribile naufragio avvenuto all’alba del 26 febbraio. Il barcone con 250 persone a bordo non ha retto al peso eccessivo del carico, spezzandosi in due e provocando almeno 59 vittime, tra cui bambini. «Abbiamo visto i due che tenevano in alto un bambino e siamo riusciti a recuperarli», continua De Paoli, «erano il fratello e lo zio del bambino che, però, era senza vita. Abbiamo provato a rianimarlo ma aveva i polmoni pieni d’acqua. Aveva 7 anni». La dottoressa, con una lunga esperienza in soccorsi in mare, era sulla motovedetta della Capitaneria di porto di Crotone intervenuta nell’immediatezza. «C’era mare forza 3 o 4, era difficile avvicinarci. La barca dei migranti era già a pezzi sulla spiaggia e noi avevamo intorno tanti cadaveri galleggianti». La motovedetta con i due superstiti è poi rientrata al porto di Crotone. «Io ho fatto soccorsi in mare, anche quello con la nave Prudence», racconta ancora il medico, «ma sempre salvataggi senza morti. Questa volta è stata devastante».


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