Firma digitale, che fine ha fatto la piattaforma online per i referendum? Coscioni: «Bloccata da mesi». Oltre 45mila sottoscrivono l’appello al governo

Prevista per gennaio 2020, l’entrata in funzione non è mai avvenuta. Mentre gli esperti continuano ad avere dubbi, il prossimo 7 marzo Cappato e Eumans scenderanno in piazza a Roma per manifestare

Che fine ha fatto la piattaforma per consentire a tutti i cittadini di firmare online referendum e iniziative popolari? Prevista per gennaio 2020, l’entrata in funzione non è mai avvenuta. Dopo una prima versione di prova che aveva fatto ben sperare in una rivoluzione del vecchio meccanismo dei gazebo, da mesi nessuno ha più aggiornato sulle verifiche necessarie al rilascio ufficiale della piattaforma pubblica. A denunciare l’inadempienza è l’Associazione Luca Coscioni, che ribadisce la raccolta di firme online come forma di garanzia per il diritto alla piena partecipazione civica di chi vive per esempio in condizioni di disabilità gravi e che per questo non ha possibilità di recarsi ai punti fisici di raccolta. «La legge che crea la piattaforma pubblica, affidandola alla Presidenza del Consiglio, è del 2020. Gli ultimi due governi non hanno rispettato l’obbligo di farla entrare in vigore, continuando a frapporre ostacoli al pieno godimento dei diritti civili in Italia», spiega il co-presidente dell’Associazione Coscioni, Marco Gentili, affetto da Sla. «Sulla base dell’efficacia della raccolta di firme digitali in calce a due dei referendum presentati nell’estate del 2021, è fondamentale  estendere l’utilizzo della piattaforma alla presentazione di liste per le elezioni a tutti i livelli, allargando così l’esercizio digitale dei diritti politici alla funzione elettorale  superando le discriminazioni sia tra liste che nella cittadinanza che persistono anche questo campo», aggiunge Gentili riferendosi per esempio ai quesiti referendari su cannabis ed eutanasia che nel 2021 hanno raggiunto in pochissimi giorni la quota alle 500 mila firme necessarie a sostenere le sottoscrizioni.


Oltre 45mila firme sull’appello al governo Meloni

«Dopo aver presentato al Parlamento una petizione per facilitare l’esercizio dei diritti politici in modalità digitale, e dopo aver scritto per ben due volte al dipartimento per la trasformazione digitale con una richiesta di incontro senza ricevere risposta, Vi chiedo pubblicamente una comunicazione sullo stato di avanzamento della predisposizione della piattaforma, nonché una presa di impegno pubblica circa la sua entrata in funzione in tempi brevi», scrive Gentili nell’appello pubblico al governo Meloni pubblicato sul sito dell’Associazione e che attualmente ha superato le 45mila firme. Il prossimo 7 marzo l’Associazione Coscioni con Marco Cappato, Lorenzo Mineo, i militanti e dirigenti di Eumans e altre organizzazioni saranno in piazza Santi Apostoli a Roma per chiedere al Governo di attivare senza ulteriori ritardi la piattaforma pubblica per sottoscrivere gratuitamente online referendum e iniziative popolari.


I dubbi degli esperti

«Non c’è dubbio, ci stiamo affacciando in una nuova epoca: entriamo nella democrazia digitale», diceva a Open mesi fa il costituzionalista Alfonso Celotto, ordinario di Diritto costituzionale a Roma Tre, non senza mettere in guardia da alcuni pericoli. Il dubbio è su «quesiti scritti di volata che spesso rischiano di essere bruciati dalla Commissione valutante», in un sistema che «sembra fatto apposta per raccogliere domande per poi farle fallire». Anche Filippo Vari, ordinario di diritto costituzionale e presidente del centro studi Livatino, sembra esprimersi sulla stessa linea: «Occorre evitare che si arrivi a una democrazia semi-diretta che si fonda sulla logica del sì e del no: la democrazia ha bisogno di tempo e lo strumento telematico si presta a manipolazione».  

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