La truffa dei bagarini napoletani che svuotava i conti online: l’inchiesta partita dai biglietti falsi per Roma-Juve

Il 12 gennaio 2020 alcuni tifosi sono rimasti bloccati ai tornelli dello stadio Olimpico perché i loro biglietti erano falsi. Da lì la Guardia di Finanza ha scoperto una frode molto più estesa

Da una coppia di bagarini online è stata scoperta una banda di 15 truffatori denunciati dalla procura di Napoli. Attraverso link ingannevoli, riuscivano ad accedere ai conti online delle vittime per far partire bonifici a loro favore. Come riporta Il Messaggero, secondo la procura la banda avrebbe commesso «una serie indeterminata» di reati di accesso abusivo al sistema informatico, frodi informatiche e autoriciclaggio. La banda aveva messo a segno colpi per poco meno di 200mila euro, con cui poi acquistavano bitcoin, vacanze di lusso e Rolex. Il gip di Napoli ha disposto misure cautelari solo per alcuni componenti della banda: tre sono finiti ai domiciliari, altri tre sono stati condannati all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Un’inchiesta partita il 12 gennaio 2020 in occasione di Roma-Juve, quando alcuni tifosi sono stati bloccati all’arrivo ai fornelli dello stadio Olimpico perché il QrCode dei loro biglietti risultava sconosciuto. La Guardia di Finanza ha scoperto poi che quei biglietti erano falsi e tra i presunti responsabili della contraffazione erano stati individuati due napoletani, padre e figlio. Con il sequestro dei loro cellulari, è emerso che quel traffico di biglietti falsi che si appoggiava al circuito del “secondary ticket” era legato a una frode molto più estesa. Secondo la ricostruzione dei finanzieri, la banda comprava sul darkweb i dati bancari delle vittime, a cui mandavano un sms con un link accompagnato da un avviso: «Gentile cliente, aggiorni il suo home banking per evitarne il blocco». La vittima andava così sul proprio conto online per inserire i codici di accesso, a quel punto arrivava una telefonata di un operatore che comunicava un tentativo illecito di utilizzo della carta. Come racconta una delle vittime citata da Il Messaggero, l’operatore la invitava a spedire i codici via sms. Ma poi il sospetto che dietro ci fosse qualcosa di strano, ha spinto la vittima ad andare fisicamente in banca per capire meglio cosa stesse succedendo. Durante il tragitto «ho ricevuto continuamente messaggi di operazioni effettuate con la mia carte: 7 per un totale di 2.080 euro».


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