C’è un grosso problema nei Comuni che spegne l’ottimismo sul Pnrr

Gli interventi governativi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza addossano sulle amministrazioni locali l’anticipo della spesa per i progetti: con le casse comunali vuote e i bilanci in rosso, però, rischiano di saltare molti interventi previsti

C’era l’entusiasmo per il completamento degli obiettivi, la quasi certezza che la Commissione europea staccherà, a maggio, una tranche da 19 miliardi di euro. Quello però che Giancarlo Giorgetti e Raffaele Fitto hanno omesso nelle audizioni di ieri, 7 marzo, è che gli ultimi decreti Pnrr hanno creato non poche difficoltà ai Comuni beneficiari delle risorse. Lo scorso 16 febbraio, il governo, nel provvedimento che ha modificato la governance del piano accentrando la regia nelle mani del ministro Fitto, non ha considerato una grossa criticità nelle modalità di erogazione dei fondi europei alle amministrazioni locali. Per dare seguito ai lavori degli svariati progetti, i Comuni devono accollarsi le spese per la loro realizzazione: pagare le fatture ai fornitori, farsi carico degli anticipi richiesti dalle imprese edili, eccetera. Solo in un secondo momento, rendicontando sulla piattaforma Regis le spese effettuate, queste saranno rimborsate e i progetti del Pnrr, effettivamente, si potranno dire realizzati attraverso i fondi del Recovery Plan europeo.


Un anticipo di spesa insostenibile per le casse comunali

Il governo lascia sulle spalle delle amministrazioni locali l’onere economico del prosieguo dei lavori, pretendendo l’anticipo di somme proibitive per molte di esse. Tale richiesta di liquidità, in rapporto alle capacità finanziarie dei Comuni, specialmente quelli più piccoli, in diversi casi rischia di portare a una sospensione dei progetti confluiti nel Pnrr. Oltre al danno per i cittadini, che potrebbero non vedere realizzate le opere, se saltano i lavori o comunque gli enti locali non hanno disponibilità economiche immediate per assolvere ai pagamenti, le piccole e medie imprese affidatarie dei lavori faranno i conti con dei buchi nei propri bilanci. Tra i sindaci, c’è già chi è tentato a desistere: se avessero avuto chiaro che l’anticipo delle risorse per i Comuni non era previsto, non avrebbero mai partecipato alle graduatorie per l’assegnazione delle risorse per le opere pubbliche, poi fagocitate dal Pnrr. Fino a poco tempo fa, per gli interventi di rigenerazione urbana e messa in sicurezza, agli enti locali venivano erogati i finanziamenti neccessari in modo congruo rispetto al pagamento dei lavori: un 20% di acconto alla validazione del contributo statale, un 60% all’avvio dei lavori e il saldo finale alla consegna del Certificato di regolare esecuzione.


La disparità di trattamento per quei Comuni che sono rientrati in graduatoria con un secondo scorrimento

Oggi, il ministro Fitto potrebbe essere interrogato su questo argomento nel question time alla Camera. Ma dal ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr si attende una risposta anche su un’altra criticità che sta emergendo in relazione agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica. Per riequilibrare la prima graduatoria e mantenere la destinazione delle risorse del Pnrr nella proporzione del 60% al Centro-Nord e il 40% al Sud (comprese le Isole e l’Abruzzo), un ulteriore scorrimento, lo scorso aprile, ha portato a un’assegnazione dei fondi con circa 90 giorni di ritardo rispetto alla prima tranche. Ora, ai Comuni diventati beneficiari dei fondi con il secondo decreto, è stato chiesto di adempiere alle consegne rispettando le stesse scadenze della prima tornata di progetti approvati. Indiscriminatamente, tutti gli enti locali sono obbligati a stipulare il contratto di affidamento entro il 30 luglio 2023. Anche in questo caso, dai sindaci stanno arrivando al governo delle richieste di flessibilità, quantomeno per recuperare il gap di tre mesi rispetto alla prima versione della graduatoria. Dietro i proclami di Giorgetti e Fitto, dunque, si nasconde una duplice criticità che rischia di compromettere il Pnrr: l’incapacità di molti comuni di anticipare le spese dei lavori e la disparità delle condizioni imposte a quelle amministrazioni locali che, nonostante abbiano avuto la conferma del contributo con 90 giorni di ritardo rispetto alle altre, devono ottemperare alle stesse scadenze previste dal governo.

Leggi anche: