Gilda Ammendola, il giallo della 32enne napoletana trovata impiccata in cella in Francia: perché la famiglia non crede al suicidio

I dubbi dei famigliari sulla morte della donna in un carcere di Parigi, dopo che dalle autorità francesi hanno ricevuto prima la richiesta di inviarle effetti personali, poi la comunicazione della morte

La famiglia di Gilda Ammendola non crede alla versione delle autorità francesi secondo cui la 32enne originaria di Portici, nel Napoletano, si sia tolta la vita in carcere. La procura di Roma indaga per istigazione al suicidio sulla morte della donna che risale al 22 gennaio nel carcere di Fleyry-Merogis di Parigi, quando è stata trovata impiccata nella sua cella. Sono diversi i punti oscuri sulla vicenda che hanno spinto la famiglia a fare un esposto ai pm romani. A cominciare proprio da quel poco che le autorità francesi hanno fatto finora trapelare sulla morte delle donna. A cominciare dall’arresto che aveva portato la donna in carcere, i cui motivi non sarebbero stati ancora chiariti, riporta il Corriere della Sera. La donna al momento dell’arresto era incensurata. Assistiti dall’avvocato Domenico Scarmpone, ai famigliari è stato impedito di vedere il corpo della donna ed è stato anche negato a un perito di parte di assistere alla prima autopsia fatta in Francia. La donna era stata arrestata lo scorso 21 gennaio. Il giorno dopo la famiglia ha ricevuto la telefonata di un funzionario francese che chiedeva di inviare un pacco con degli effetti personali per la detenuta. Poco dopo, però, è arrivata un’altra telefonata in cui si comunicava la morte della donna. Il pm Eugenio Albamonte ha nominato un medico legale per eseguire una seconda autopsia, che dovrebbe svolgersi a Parigi. Intanto è stato disposto il trasferimento della salma, che dovrebbe avvenire il prossimo martedì.


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