Case green, via libera del Parlamento europeo alla direttiva. Il centrodestra italiano resta compatto sul fronte del “no”

L’ok della plenaria è arrivato con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni

Il Parlamento europeo ha approvato la cosiddetta direttiva sulle case green, ovvero il testo che impone l’adozione, in tutti gli Stati membri, di standard più stringenti sull’efficienza energetica degli edifici. La plenaria di oggi, 14 marzo, ha espresso 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astensioni. La direttiva, però, è stata emendata in più parti. Ad esempio, una revisione proposta da Renew Europe, offre ai Paesi più flessibilità riguardo agli obblighi di installazione negli edifici di colonnine di ricarica per posti auto. Gli eurodeputati del centrodestra italiano, a Strasburgo, si sono opposti al testo. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha criticato pesantemente la norma: «La direttiva sulle case green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale. Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come “bene rifugio” delle famiglie italiane».


Pichetto Fratin ha sottolineato le difficoltà economiche che potrebbero incontrare i proprietari di immobili italiani per adeguarsi agli standard: «Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese. Nessuno chiede trattamenti di favore, ma solo la presa di coscienza della realtà: con l’attuale testo si potrebbe prefigurare la sostanziale inapplicabilità della direttiva, facendo venire meno l’obiettivo “green” e creando anche distorsioni sul mercato. Forti anche della mozione approvata dal nostro Parlamento, agiremo per un risultato negoziale che riconosca le ragioni italiane». Ancora più duri i toni del copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, del capodelegazione di FdI Carlo Fidanza e dell’eurodeputato Pietro Fiocchi. In una nota, hanno affermato che «l’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile, ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini».


«Il testo approvato oggi detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso. In queste condizioni, si prospetta una vera e propria “patrimoniale mascherata” ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva. Il tutto ulteriormente peggiorato dal probabile aumento dei costi del materiale edilizio». Prima del voto, gli eurodeputati della Lega Paolo Borchia, Isabella Tovaglieri, Matteo Adinolfi e Elena Lizzi, insieme ai colleghi del gruppo Id Thierry Mariani, Georg Mayer, Markus Buchheit, avevano presentato una richiesta di reiezione per respingere la proposta di direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici.

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