Banche sotto pressione dopo il crollo di Credit Suisse. Quanto rischiano gli istituti Ue con il rialzo dei tassi?

La decisione di domani della Bce potrebbe sancire una svolta rispetto al passato: l’annunciato rialzo dei tassi di interesse di 50 punti oggi sembra essere in dubbio

«La prossima banca a crollare sarà Credit Suisse». Era il commento di Robert Kiyosaki, che aveva predetto il crac di Lehman Brothers nel 2008, pochi giorni dopo il crollo della Silicon Valley Bank. E infatti l’istituto svizzero è capitolato, tirando giù con sé tutte le borse europee, con un crollo del titolo di quasi il 28%. A innescare il crac: la decisione del principale azionista Saudi National Bank che ha escluso la possibilità di fornire supporto finanziario in caso di ulteriori richieste di liquidità. «La risposta è assolutamente no, per molte ragioni oltre a quelle più semplici, che sono regolatorie e statutarie»: il commento del presidente di Snb, Ammar Al Khudairy, in un’intervista a Bloomberg. La banca saudita è la prima azionista di Credit Suisse con una quota di poco sotto il 10%. Titolo, questo, sotto pressione già nei giorni scorsi, quando il gruppo elvetico aveva ammesso di aver trovato – tramite il proprio revisore dei conti, PwC – «debolezze sostanziali» nei controlli sulle sue comunicazioni finanziarie. Tuttavia, a differenza di Svb, Credit Suisse non sembra oggetto di una corsa dei creditori e dei depositanti al ritiro delle proprie esposizioni. 


Attesa per la decisione della Bce

La crisi di Crédit Suisse è esplosa alla vigilia della riunione della Banca centrale europea che dovrà decidere sul (nuovo) rialzo dei tassi. A meno di clamorosi sviluppi, la Bce – che si riunirà domani a Francoforte – approverà un nuovo rialzo dei tassi di interesse. La domanda, però, a questo punto è se Christine Lagarde sia pronta a varare comunque una stretta monetaria di 50 punti base nonostante, anche, le preoccupazioni su un eventuale contagio derivante dalla crisi di Credit Suisse. Possibile che la numero uno della Banca centrale europea si limiti ad un aumento dello 0,25 o dello 0,45%, visto che l’obiettivo di Francoforte resta comunque la lotta all’inflazione, che ha raggiunto il 5,6% a febbraio. Ma se così fosse, quali sarebbero i rischi in Europa in un contesto di tassi in rialzo? Come spiega il Sole 24 Ore, che cita dati dell’Eba aggiornati a giugno 2022, le banche dell’Unione europea hanno oltre 3mila miliardi di euro di titoli governativi. Le banche italiane, dal canto loro, detengono invece 384 miliardi di titoli di Stato ai quali vanno sommati 200 miliardi di altri bond. Tutti questi titoli, spiega Morya Longo, sono soggetti alle perdite derivanti dall’aumento dei tassi d’interesse decisi dalla Bce. Ciò significa che più la Bce aumenta il costo del denaro, più i prezzi dei titoli scendono e i loro rendimenti salgono. E molti di questi titoli sono coperti dal rischio di rialzo dei tassi. Ma non solo: circa il 55% del totale dei bond governativi è “congelato” nella parte del bilancio chiamata held to collect dove le banche tengono i titoli che non intendono vendere. In sintesi, il loro valore rimane immutato. 


Gli scenari

Tuttavia, l’aumento – per il momento scontato – dei tassi di interesse porta inevitabilmente a valutare le possibile conseguenze per le banche europee. Come reagirebbero quest’ultime se si dovessero trovare a fronteggiare la stessa emergenza che ha messo in ginocchio la Svb? Ovvero liquidare l’intero portafoglio di titoli e di posizioni sensibili al rialzo dei tassi. Secondo sempre i dati dell’Eba, se la Bce dovesse alzare i tassi di 200 punti base (tenendo conto che 175 sono già stati fatti da allora e che altri 50 potrebbero arrivare domani) le banche europee avrebbero in media perdite del valore economico del capitale, nel caso decidessero di vendere tutto il portafoglio, pari a circa il 5%. L’Eba ha indicato un limite massimo oltre il quale una banca non è al sicuro, ovvero del 15%. In questo senso, spiega Longo, sarebbero ben lontane dal punto di dolore, considerando anche che tra le banche europee solo il Banco Sebadell sfiora quella soglia. In generale –  secondo il rapporto Barclays, che ha sintetizzato i dati dell’Eba – «il settore appare forte dal punto di vista del capitale». Tuttavia, i rischi stanno aumentando e la Bce ha già quasi fatto i 200 punti base di rialzo. Per questo motivo, secondo Barclays, «le banche dovrebbero ridurre i titoli di Stato di bilancio, oppure fare hedging sui depositi per gestire meglio il rapporto tra attivi e passivi».

Leggi anche: