Bari, medico aggredito all’ospedale pediatrico: papà di un bambino colpisce porta del reparto a pugni

Una scheggia di plastica ha ferito alla testa l’operatore sanitario in servizio al “Giovanni XXIII”

In fila al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari in attesa di una visita per suo figlio, nel tentativo si saltare la cosa, un papà ha colpito con un pugno la porta del reparto dopo aver avuto una discussione con il medico in servizio. L’aggressione avvenuta in piena notte ha subito provocato l’intervento della guardia giurata, che si è frapposta tra il genitore e il medico per evitare il peggio. Ma a causa del colpo molto forte dato alla porta una scheggia di plastica ha colpito l’operatore sanitario che è rimasto ferito alla testa. Allo stesso tempo il genitore ha riportato un taglio alla mano perdendo molto sangue. Nelle prime ore della mattinata di oggi, 16 marzo, il direttore generale Giovanni Migliore è andato ad incontrare i medici e gli operatori del pronto soccorso per esprimere solidarietà e condannare quanto accaduto. Nel frattempo il Policlinico di Bari ha fatto saprete dell’intenzione di sporgere denuncia. A commentare l’episodio anche il presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Fnomceo, Filippo Anelli: «Esprimo la mia solidarietà ai colleghi, vittime di questo ennesimo episodio di violenza. E parlo al plurale perché le aggressioni nei presidi sanitari lasciano conseguenze non solo su chi le subisce direttamente, ma anche su coloro che assistono e che da quel momento andranno al lavoro con la paura». Anelli ha poi continuato invocando un’azione concreta affinché «il sistema diventi più efficiente». E ancora: «La carenza drammatica di personale non fa che aumentare il rischio di conflittualità. Oltre alla presenza delle forze dell’ordine, all’interno dei pronto soccorso serve un modello di accoglienza del cittadino, con personale dedicato che dialoghi e informi i familiari. La sofferenza, l’ansia e la preoccupazione sono una miscela esplosiva che, se non ben gestita, può portare alla violenza. Anche questo, il tempo del dialogo dedicato ai cittadini, è tempo di cura».


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