Silicon Valley Bank dichiara ufficialmente bancarotta. L’accusa di Bloomberg: «La Fed aveva segnali del crac da oltre un anno»

Banche ancora in rosso sui listini Europa e Usa. Ma l’Ocse rassicura: «Nessun rischio di crisi sistemica: situazione molto diversa dal 2008»

Girano in calo le principali Borse europee, dopo un inizio di giornata in rialzo. A contribuire, in negativo, è anche questa volta un titolo bancario. In particolare, il colosso elvetico Credit Suisse, che sulla piazza di Zurigo perde l’8,5%. Segno meno nel primo pomeriggio anche per Milano (-0,3%), Francoforte (-0,1%), Parigi (-0,2%) e Madrid (-0,46%), mentre Londra (-0,03%) è sostanzialmente in parità. Leggermente in rialzo le banche italiane: Banco Bpm (+1,27%), Intesa (+0,29%), Unicredit (+0,06%), mentre Mps perde il 3,33%. Bene tutti i titoli delle aziende energetiche, spinte dai giudizi positivi degli analisti di Morgan Stanley sul settore: Eni (+1,05%), Saipem (+1,65%) e Tenaris (+1,49%), insieme a Bp (+1,37%), Shell (+1,54%) e TotalEnergies (+1,05%). Negli Stati Uniti, Wall Street apre in leggero calo, con il Dow Jones che perde lo 0,31% e il Nasdaq lo 0,13%. Ancora grandi perdite, infine, per First Republic, che in apertura cede il 14,2%.


I dubbi di Bloomberg sulla Federal Reserve

Nel frattempo, diventa ufficiale il fallimento di Silicon Valley Bank. Oggi sono state avviate le procedure per il Chapter 11, la bancarotta assistita per una riorganizzazione sotto supervisione. La richiesta è stata avviata da Svb Financial Group presso un tribunale di New York e punta a «preservare il valore» dell’istituto di credito. Un’inchiesta di Bloomberg, però, punta il dito contro la Federal Reserve, accusata di non aver fatto abbastanza per evitare il fallimento della banca californiana. Secondo l’agenzia americana, i primi allarmi della Fed su Svb risalirebbero infatti a più di un anno fa, quando la banca centrale americana aveva nominato una squadra di ispettori incaricati di monitorare l’istituto. Intanto, sulla questione è intervenuto anche l’Ocse, che ha scartato il rischio di una «crisi sistemica» della finanza dopo il fallimento della banca californiana. «Siamo in una situazione molto diversa dal 2008 – ha detto il capo economista Alvaro Pereira -. Abbiamo una regolamentazione più forte, le banche centrali e i regolatori hanno imparato dalle crisi precedenti e gran parte delle banche mondiali sono ben capitalizzate». Per quanto riguarda Credit Suisse, invece, Pereira ha apprezzato il fatto che «le autorità svizzere abbiano reagito molto rapidamente per limitare i rischi di contagio».


Foto di copertina: EPA/JUSTIN LANE

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