Quanto risparmiano le famiglie con le nuove aliquote Irpef della riforma fiscale: le tre ipotesi e gli effetti sulle buste paga

Tre ipotesi per gli scaglioni. Con effetti diversi. Guadagni in valore assoluto più alti per i redditi maggiori

Quanto risparmieranno le famiglie e le imprese con la riforma fiscale delle tre aliquote del governo Meloni? L’intenzione è ridurre gli scaglioni dell’Irpef dagli attuali quattro (23%25%35% e 43%) a tre già dal prossimo anno. La nuova tassazione dovrebbe quindi esordire dal 2024. Le ipotesi di riforma da due sono lievitate a tre. In ognuno dei casi le modifiche comportano guadagni in valore assoluto più alti per i redditi più alti. Questo a causa della struttura progressiva dell’Irpef a scaglioni. In termini relativi invece i guadagni sono maggiori per le classi più basse. L’effetto finale si dovrà pesare con le modifiche alla No Tax Area e a detrazioni e deduzioni. Che potrà incidere sui redditi più elevati a seconda delle scelte. Per le imprese invece la principale novità è l’Imposta sui redditi delle società, ovvero l’Ires. Che avrà due aliquote.


Tre soluzioni per gli stipendi

Le ipotesi per la riforma dell’Irpef ancora sul tavolo del governo sono cresciute da due a tre. Tutte prevedono in ogni caso una soluzione con tre aliquote. Ma gli effetti sugli stipendi sono diversi a seconda delle soluzioni. Dopo i calcoli dei Consulenti del Lavoro e della Cgia ecco quelli della Fondazione Nazionale dei Commercialisti italiani, di cui parla oggi il Corriere della Sera:


  • la prima soluzione prevede un’aliquota al 23% per i redditi fino a 15 mila euro e del 28% fino a 50 mila; oltre i 50 mila l’aliquota è al 43%;
  • la seconda soluzione prevede un’aliquota al 23% per i redditi fino a 28 mila euro, 33% fino a 50 mila e 43% oltre i 50 mila;
  • nella terza soluzione invece si prevede l’aliquota al 23% per chi guadagna 28 mila euro, 35% fino a 50 mila e 43% per chi guadagna più di 50 mila euro.

I calcoli dei commercialisti dicono che nel caso della prima soluzione un dipendente che dichiara 35 mila euro pagherà una Irpef da 7.682 euro. Ovvero circa cento euro in meno annui rispetto a quella attuale. Un lavoratore autonomo invece ne pagherà 8.709 euro. Un contribuente che guadagna 60 mila euro l’anno infine sarà chiamato a versare 17.550 euro di Irpef. Ovvero 700 euro in meno rispetto a quella attuale.

I risparmi della riforma Irpef

Con la seconda ipotesi la differenza più netta si avrà tra i dipendenti e gli autonomi che dichiarano da 28 a 50 mila euro l’anno. Un dipendente con 35 mila euro di reddito pagherà 7.382 euro di Irpef. Un autonomo ne pagherà 8.409. Entrambi, rispetto all’attuale tassazione, risparmierebbero circa 400 euro l’anno. Infine, con la terza ipotesi solo il secondo scaglione (quello da 15 a 28 mila euro) determina un vantaggio di 100 euro per chi dichiara 20 mila euro di imponibile. Si sale a 260 euro per i redditi superiori a 28 mila. Secondo questo schema:

  • un dipendente che guadagna 20 mila euro pagherà 1.957 euro di Irpef, un autonomo ne paga 3.828: per entrambi si tratta di un risparmio di 100 euro;
  • un dipendente che dichiara 35 mila euro pagherà 7.522 euro di Irpef, un autonomo pagherà 8.549: tutti e due risparmiano 260 euro;

Il tutto va considerato nell’ambito della progressività dell’imposta. Le due simulazioni dei Consulenti del Lavoro invece prevedono due tipi di riforma con tre aliquote. La prima è al 23% per chi guadagna fino a 15 mila euro, al 28% per chi guadagna fino a 50 mila euro, al 43% per chi guadagna oltre 50 mila euro. Nella seconda l’aliquota è al 23% per chi guadagna fino a 28 mila euro, al 33% per chi guadagna fino a 50 mila euro, al 43% oltre i 50 mila euro. In base a questo schema:

  • con la prima simulazione 90 euro ci sono in più di tasse per chi guadagna fino a 15 mila euro, 150 euro in più di tasse per chi guadagna fino a 20 mila euro, 100 euro in meno per chi guadagna fino a 35 mila euro l’anno, 1.100 euro in meno per chi guadagna 50 mila euro;
  • con la seconda simulazione ci sono 60 euro in meno di tasse annue per chi guadagna 15 mila euro, 100 euro in meno di tasse per chi guadagna fino a 20 mila euro, 400 euro in meno per chi guadagna 35 mila euro, 700 euro in meno per chi ne guadagna 50 mila.

L’Ires e le rendite finanziarie

I commercialisti spiegano anche l’effetto della riforma dell’Ires sulle imprese. La seconda aliquota di cui sarà composta l’imposta dovrebbe scendere fino al 15%. Ma è prevista anche una graduale eliminazione dell’Irap «con priorità per le società di persone, gli studi associati e le società tra professionisti». Con l’abrogazione dell’Irap sarà contestualmente introdotta una sovraimposta Ires. Allo scopo di assicurare un equivalente gettito fiscale. Per le rendite finanziarie, infine, attualmente si paga il 26% sulle plusvalenze derivate da dividendi e cedole. Con la riforma invece si verserà al momento del realizzo, ovvero quando si vende il titolo o l’obbligazione. In questo modo si elimina la tassazione sul cosiddetto “maturato”. Ci sarà anche un alleggerimento del prelievo fiscale sui fondi pensione.

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