Domande all’Agenzia delle Entrate? Sì, ma a pagamento. L’idea del governo per ridurre ricorsi e richieste di chiarimento

Nella bozza della legge delega sulla riforma fiscale spunta il balzello per le domande dei contribuenti: finanzierà la formazione professionale dei dipendenti dell’Agenzia

Un «contributo a pagamento» per chiunque chieda informazioni all’Agenzia delle Entrate su cartelle e contestazioni fiscali. È una delle novità che sarà inserita nella legge delega sulla riforma fiscale, secondo quanto riportano diversi quotidiani tra cui Italia Oggi, che riferiscono che la nuova norma dovrebbe essere approvata dal Consiglio dei ministri la prossima settimana. L’articolo 4 della legge delega prevede infatti di «subordinare l’ammissibilità degli interpelli al versamento di un contributo», che dovrebbe variare in base a due fattori: la tipologia del contribuente e la tipologia della domanda. Non è ancora chiaro se la nuova tassa finirà effettivamente nella versione finale del documento. L’obiettivo però sembra chiaro: disincentivare la pioggia di ricorsi e richieste di chiarimento sui tributi da versare. Nel 2022, l’Agenzia delle Entrate ha risposto a circa 18mila interpelli dei contribuenti. Un dato che è stato rivelato proprio qualche giorno fa dal direttore dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini. Da qui, dunque, l’idea di inserire un piccolo contributo, i cui introiti andrebbero a finanziare la formazione professionale dei dipendenti del Fisco.


Le altre modifiche

L’eventuale approvazione della misura andrebbe di pari passo con una serie di altri provvedimenti per contenere la mole di richieste che l’Agenzia deve trattare. Tra questi, il governo starebbe pensando di limitare la possibilità di presentare interpelli all’Agenzia delle Entrate solo per quei casi in cui non è possibile richiedere risposte tramite i servizi di assistenza rapida, per esempio attraverso la sezione Faq del sito o l’intelligenza artificiale dei chat bot. Resta da vedere, però, se le novità su cui sarebbe al lavoro l’esecutivo Meloni siano compatibili con l’articolo 11 della legge n. 212 del 2000, che tutela proprio il diritto dei contribuenti all’interpello.


Foto di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO

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