Ubs-Credit Suisse, è fatta: accordo da 3 miliardi di franchi svizzeri. La Banca nazionale: «Assicurata la stabilità finanziaria»

Soddisfatte anche la Bce e la Fed per la buona riuscita della trattativa

Dopo ore concitate, con le notizie di un imminente accordo che si rincorrevano, Ubs ha raggiunto l’intesa con Credit Suisse: 3 miliardi di franchi, per una valutazione di 0,76 ad azione, e una serie di clausole. La Banca nazionale svizzera ha salutato la buona riuscita della trattativa. «Ubs ha annunciato in data odierna l’acquisizione di Credit Suisse», scrive in una nota la Bns, «con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs è stata trovata una soluzione per assicurare la stabilità finanziaria e tutelare l’economia svizzera in questa situazione straordinaria». Nel comunicato, anche il riferimento alle garanzie di liquidità messe sul piatto dalla banca centrale elvetica: «Credit Suisse e UBS possono ottenere un sostegno di liquidità sotto forma di prestito con privilegio nel fallimento per un ammontare massimo complessivo di 100 miliardi di franchi. Oltre a ciò, e sulla base dell’ordinanza di necessità del Consiglio federale, la Banca nazionale può concedere a Credit Suisse un sostegno di liquidità sotto forma di prestito assistito da garanzia della Confederazione contro il rischio di insolvenza per un ammontare massimo di 100 miliardi di franchi».


La soddisfazione di Ubs

Soddisfatti anche i vertici di Ubs. «L’unione di Ubs e Credit Suisse rafforzerà i punti di forza di Ubs e migliorerà ulteriormente la nostra capacità di servire i nostri clienti a livello globale», ha dichiarato l’amministratore delegato Ralph Hamers. Nella nota, i dettagli dell’operazione: «Gli azionisti di Credit Suisse riceveranno 1 azione Ubs ogni 22,48 azioni Credit Suisse detenute, pari a 0,76 franchi svizzeri per azione per un corrispettivo totale di 3 miliardi di franchi svizzeri. Ubs beneficia di una protezione dai ribassi di 25 miliardi di franchi svizzeri dalla transazione per sostenere i marchi, gli adeguamenti dei prezzi di acquisto e i costi di ristrutturazione e un’ulteriore protezione dai ribassi del 50 per cento sugli asset non core. Entrambe le banche hanno accesso illimitato alle linee esistenti della Banca nazionale svizzera, attraverso le quali possono ottenere liquidità dalla Bns in conformità con le linee guida sugli strumenti di politica monetaria. La transazione non è soggetta all’approvazione degli azionisti». Nonostante Colm Kelleher, presidente di Ubs, abbia sottolineato che per Credit Suisse si tratta di «un salvataggio di emergenza», le autorità svizzere hanno invece evidenziato la natura «commerciale» dell’operazione.


Esultano Bce e Fed

Il Tesoro statunitense e la Federal Reserve hanno diffuso una nota congiunta esprimendo soddisfazione e dando il benvenuto all’accordo. Per Christine Lagarde le decisioni prese dalle autorità svizzere sono state «determinanti per ripristinare condizioni di mercato ordinate ed assicurare la stabilità finanziaria». Per la numero uno della Banca centrale europea «il settore bancario dell’area dell’euro e’ resiliente, con forti posizioni di capitale e di liquidità», ma in caso di necessità «la cassetta degli attrezzi della nostra politica è ben fornita per assicurare un supporto di liquidità al sistema finanziario se necessario, e per preservare una tranquilla programmazione della nostra politica monetaria».

La trattativa

Dopo il crollo in borsa e l’annuncio dei problemi di liquidità, l’istituto avrebbe infine trovato l’accordo con il concorrente. La prima offerta si attestava intorno a 1 miliardo di dollari, circa 0,25 franchi svizzeri per azione e la seconda – sempre secondo le indiscrezioni – era di oltre 2 miliardi di dollari, con una valutazione di 0,5 franchi per azione. L’accordo tra i due colossi bancari, aveva anticipato il Financial Times, sarebbe potuta arrivare già in serata, prima dell’apertura delle borse di lunedì. Venerdì l’istituto di credito ha chiuso con un valore di mercato di circa 7 miliardi di dollari. Pochi giorni fa, aveva fatto sapere di essere intenzionata a prendere in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri dalla banca centrale della federazione elvetica. Intenzione che era stata accolta con sollievo dai mercati finanziari ma anche con un po’ di ironia da Twitter, sul quale era andato in trend l’hashtag Debit Suisse, in riferimento a irregolarità, conti segreti e fallimenti interni alla banca.

La prima offerta

Credit Suisse non aveva reso noto come intendesse procedere, anche se secondo quanto riporta Bloomberg l’offerta sarebbe stata giudicata troppo bassa per essere accettata, dato che la chiusura di venerdì era arrivata a 1,86 franchi ad azione. La Bbc rende nota l’intenzione delle autorità svizzere di accelerare i tempi. Normalmente un’offerta di questo tipo può restare in ballo fino a sei settimane, ma in questo caso eccezionale potrebbe essere bypassato il voto degli azionisti, lasciando che a decidere sia solo l’amministrazione della banca. Tuttavia, in queste ore pare proprio essere l’azionista di maggioranza a spingere affinché l’offerta non venga accettata, dato che comporterebbe perdite eccessive per tutti i coproprietari. Non è chiaro se la banca riuscirebbe a sopravvivere anche rifiutando questa operazione, ma è certo che un suo fallimento potrebbe portare a conseguenze negative su scala globale. Credit Suisse, infatti, è una delle 30 banche al mondo considerate troppo grandi per poter fallire senza ripercussioni sistemiche.

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