Forza Italia, Licia Ronzulli sta per essere silurata? Il tweet al veleno di Vittorio Feltri e il ruolo dei figli di Berlusconi: ecco cosa sta succedendo

La capogruppo al Senato, già fedelissima dell’ex premier, sembra in difficoltà crescente. Le manovre e gli scenari

Vittorio Feltri, che tutti conoscono per la sua carriera da giornalista e direttore di vari quotidiani, è anche un politico. Alle elezioni in Lombardia dello scorso febbraio, è stato eletto consigliere regionale con Fratelli d’Italia. Ma Feltri non è un politico, diciamo così, tradizionale: interpreta il suo ruolo istituzionale con originalità, esterna ciò che gli passa per la testa, senza remore. Le sue dichiarazioni su Twitter quasi mai passano inosservate. L’ultima è un attacco a un’esponente di rilievo della coalizione di centrodestra, la capogruppo al Senato di Forza Italia, partito alleato a quello di Feltri sia in Regione Lombardia sia sul piano nazionale: «Cara Licia Ronzulli, presto pagherai tutto. Anche le pizze. Chi fa del male prima o poi finisce di godere e subisce le vendette». Secondo ricostruzioni raccolte in ambienti di Forza Italia il tweet pubblico seguiva un messaggio ricevuto in privato dalla stessa Ronzulli piuttosto aggressivo per la mancata conferma di Melania Rizzoli come assessore nella giunta guidata da Attilio Fontana. Il messaggio non è stato gradito dalla Ronzulli che l’ha percepito di tenore «minaccioso», pur conoscendo la lunga amicizia di Feltri con la stessa Rizzoli. Al messaggio però ne era seguito un altro più accomodante in cui Feltri proponeva alla Ronzulli di discuterne a tavola mangiando una pizza (ecco il riferimento nel tweet).


Caso Feltri a parte sono stati numerosi i recenti articoli di stampa che vedono Ronzulli in decadenza nelle gerarchie di Forza Italia. A Open sono arrivate diverse conferme: la senatrice sarebbe in difficoltà, in un climax di dissidi, scelte sbagliate e risultati insoddisfacenti che hanno portato la favorita di Silvio Berlusconi a essere messa in discussione. «Finalmente sta finendo la sua era», ci dice un forzista, «dopo aver comandato cercando di “eliminare” tutti i suoi rivali interni, adesso anche Berlusconi ha realizzato che Licia stava rovinando tutti i rapporti tra i membri del partito». Che sia una decisione già assunta dal Cavaliere o che, semplicemente, sia solo svanita l’aura di inattaccabilità della linea ronzulliana, è presto per dirlo. Se non altro i mormorii di dissenso verso la capogruppo adesso sono diventati palese malcontento che finisce sui giornali. Persino Marta Fascina, compagna di Berlusconi, nella smentita a un articolo che presumeva la nascita di una corrente governista, ha affermato che è il momento di finirla con le dichiarazioni atte a minare l’esecutivo. Dichiarazioni che, spesso, sono arrivate da esponenti ritenuti vicini a Ronzulli: «Forza Italia, in tutte le sue articolazioni – ha sottolineato Fascina -, si riconosce nell’unica leadership, quella del presidente Silvio Berlusconi, ed è sempre stata leale al governo Meloni di cui, al netto di qualche voce solitaria in cerca di visibilità, è componente essenziale e propositiva».


Non sarà nata una corrente, ma tornano in auge i grandi esclusi dalla leadership ronzulliana. Antonio Tajani osserva, consapevole che la parabola di Ronzulli si trovi nella fase discendente e lui, passato il periodo più complesso, è riuscito a rimanere il coordinatore nazionale del partito, con il ruolo di vicepremier e ministro degli Esteri. Gode della stima di Giorgia Meloni che, invece, non ha mai avuto un buon rapporto con Ronzulli. Se Tajani non lascia trasparire nulla riguardo al valzer che ha preso il via ad Arcore, in Transatlantico e nella buvette della Camera è ricomparso un dialogante Paolo Barelli. Sarà una casualità, ma così partecipe alle conversazioni non lo si vedeva dai tempi in cui non ha ricevuto la riconferma a capogruppo dei deputati. Al suo posto, un uomo di fiducia di Ronzulli, Alessandro Cattaneo. Per qualcuno, con la nuova piega che sta prendendo il partito, quest’ultimo potrebbe perdere il ruolo, per altri la scelta di mettere due lombardi – Ronzulli e Cattaneo, appunto – a guidare i gruppi parlamentari è una di quelle gocce che hanno fatto traboccare l’inner circle berlusconiano.

Pare sia arrivato il momento in cui i big si stanno muovendo per convincere il Cavaliere a imprimere un cambio di rotta. Da Fascina ai figli Marina e Pier Silvio Berlusconi, le figure scese in campo per arginare l’influenza ronzulliana sembrerebbero loro. I famigliari del fondatore di Forza Italia avrebbero avuto un’interlocuzione approfondita con la stessa Meloni. Si è convenuto che intaccare la solidità dell’esecutivo non avrebbe giovato né alla premier né a Forza Italia. Al tavolo per le nomine delle partecipate, insieme al vicepremier, a rappresentare il partito c’è stato Gianni Letta. Un’altra coincidenza? «Gianni è uno storico nemico di Ronzulli», afferma un dirigente del partito. Rumors dicono che Ronzulli abbia un rapporto ai minimi termini anche con il patron di Mediaset Fedele Confalonieri e che, nel tentativo di depotenziare la capogruppo al Senato, la vecchia guardia giochi un ruolo importante. Ma ancora più dei nemici che Ronzulli si è creata nella sua ascesa, pesano gli errori commessi in questi ultimi mesi: dal pasticcio per la presidenza del Senato, quando è fallita la strategia di non votare Ignazio La Russa, che l’ha spuntata anche senza l’appoggio di Forza Italia, ai problemi creati dal ronzulliano Gianfranco Miccichè in Sicilia, che hanno portato alla creazione di due gruppi omonimi – Forza Italia 1 e 2 – in Assemblea regionale. «L’ultimo dei casini l’ha creato per la giunta regionale lombarda – afferma una fonte -. Licia lì è la coordinatrice regionale. Abbiamo preso una percentuale più bassa che nel Lazio e, alla fine, su 16 assessori, a Forza Italia ne sono stati dati appena due».

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