Elezioni regionali, mai così male Forza Italia in Lombardia dal 1994. E il risultato riaccende la rivalità tra Ronzulli e Tajani

Lo spoglio deve ancora terminare nel Lazio, ma è ormai certo che il partito di Berlusconi ha fatto il miglior risultato lontano dalla sua Arcore e da Milano, città che 30 anni fa fu il propulsore dell’ascesa politica del Cavaliere

«Sulla Lombardia sta decidendo tutto Licia Ronzulli. Un giorno, sarai costretto a decidere Antonio, e arriverà il momento in cui sarai chiamato a salvare il partito». L’Antonio a cui si rivolge uno dei volti storici di Forza Italia è Tajani, coordinatore nazionale del partito. Chi parla è Mariastella Gelmini, in una conversazione captata a margine dell’evento per il Sud organizzato da Mara Carfagna, lo scorso maggio. Qualche mese dopo quello sfogo, l’ex ministra passerà in Azione. Il suo ragionamento, però, ha continuato ad aleggiare nella parte di Forza Italia fedele al coordinatore. Ieri, è tornata a riecheggiare con prepotenza la profezia di Gelmini: «Ronzulli sta portando allo sfascio il partito». È il 13 febbraio, inizia lo spoglio delle schede per le elezioni regionali. Nel Lazio si guarda con entusiasmo all’esito di Forza Italia sul territorio: si viaggia verso l’8,5%, quasi due punti percentuali in più rispetto alle politiche del 25 settembre. Cosa succede, invece, in Lombardia? Forza Italia è al 7,23%: il risultato peggiore mai registrato nella regione considerando ogni tipo di elezione. Battuto il record negativo delle elezioni dello scorso autunno, quando Forza Italia si era fermata al 7,93%.


C’è un altro record che riaccende la rivalità tra Ronzulli, lombardocentrica, e Tajani, referente di fatto a Roma e dintorni. «Per la prima volta in una tornata delle regionali, Forza Italia prende più voti nel Lazio che in Lombardia», ci fa notare un esponente del partito. «Nel 2018 si concluse con un sostanziale pareggio». Parlare di entusiasmo per la prestazione al Nord del suo gruppo forse è eccessivo, ma gli elementi messi in fila trasudano una certa insofferenza nei confronti di quella che definisce «lombardizzazione ronzulliana del partito». La cicatrice lasciata dal siluramento di Paolo Barelli, capogruppo alla Camera non riconfermato e sostituito dal lombardo Alessandro Cattaneo, pulsa ancora nel gruppo che non si riconosce nella leadership di Ronzulli. «A che è servito se nella circoscrizione di Milano sblocchi solo un seggio, al pari della lista di Vittorio Sgarbi?». Il primo dei non eletti, inaspettatamente, è un forzista di lungo corso del calibro di Giulio Gallera. L’esito delle elezioni regionali diventano il pretesto per ricordare che lo scorso maggio, proprio nei giorni in cui Gelmini cercava in Tajani una sponda per la gestione del partito in Lombardia, il coordinatore regionale a lei vicino, l’europarlamentare Massimiliano Salini, fu rimosso dall’incarico. Chi fu la commissaria chiamata a sostituirlo per guidare il partito nella regione? Licia Ronzulli.


È ancora l’ex infermiera milanese a ricoprire quel ruolo, insieme alla presidenza del gruppo Forza Italia al Senato. Nel frattempo, esponenti lombardi di spicco come Giusy Versace e Valentina Aprea lasciano il partito. La stessa scelta la prende Marco Bestetti: il coordinatore della giovanile del partito sconta la sua vicinanza a Gelmini e non viene candidato, come da aspettative, alle politiche del 25 settembre. Esce da Forza Italia, si iscrive a Fratelli d’Italia e alle regionali, nella circoscrizione di Milano, prende 4.720 voti. Sarebbe stato il terzo più votato nella lista del partito di Berlusconi nella circoscrizione. Ma ancora più rilevante è il voto tarato sul territorio di Milano città: qui Bestetti risulta il più votato dell’intera coalizione di centrodestra: 3.846 preferenze, 600 in più di Gianluca Comazzi, il più suffragato tra i forzisti nel capoluogo di regione. Milano, città che 30 anni fa fu il propulsore dell’ascesa politica del Cavaliere, accorda a Forza Italia appena il 6,46% dei voti. «Tajani vince nelle urne, rappresenta il partito nel governo. Ronzulli dove ha dimostrato di saper vincere? Ad Arcore», conclude la nostra fonte. «Si è asserragliata vicino a Berlusconi e l’ha isolato, ponendosi come intermediaria per ogni questione. Almeno, poteva impegnarsi di più per il voto nella regione di cui è commissaria».

Leggi anche: