La scelta dei capigruppo agita i partiti. Ronzulli lavora per sostituire Barelli alla Camera: al suo posto, tra i favoriti, spunta il nome di Cattaneo

Confronto serrato nella buvette di Montecitorio tra l’attuale capogruppo di Forza Italia e la compagna di Berlusconi, Marta Fascina

Da Fratelli d’Italia arrivano rassicurazioni sull’intesa per le presidenze di Camera e Senato: «L’accordo c’è, non ci sono problemi», assicura il senatore Giovanbattista Fazzolari. Non si respira lo stesso entusiasmo dalle parti di Forza Italia e Lega. Ad ogni modo, se c’è armonia si capirà dalla velocità con cui domani, 13 ottobre, sarà eletto il presidente di Palazzo Madama. Per ragioni regolamentari di Montecitorio – dove per i primi scrutini non basta la maggioranza assoluta, ma serve quella qualificata -, bisognerà attendere la quarta votazione, che dovrebbe tenersi venerdì 14 ottobre. Ma quella delle presidenze delle Camera è una partita che non si intreccia soltanto con quella dei ministeri da ripartire nella coalizione di centrodestra. Per riflesso, nel tetris di inizio legislatura rientra anche la nomina dei capigruppo dei singoli partiti: ruolo fondamentale per avere influenza sulle attività parlamentari, ruolo di prestigio per le occasioni in cui, prima ancora dei leader, sono i capigruppo a salire sul palco delle trattative.


Li vedremo andare al Colle per il giro di consultazioni che Sergio Mattarella dovrà fare per poi assegnare l’incarico di formare il governo. Lavoreranno per gestire le Aule con i rispettivi calendari, coordinare i voti del gruppo. Sottotraccia rispetto al totoministri, nei partiti c’è fermento per decidere i rispettivi capigruppo: entro due giorni dalla prima seduta, ai parlamentari sarà chiesto a quale gruppo aderire e, subito dopo, saranno convocati per eleggere il presidente del proprio gruppo. Per Fratelli d’Italia, la faccenda appare più semplice del previsto. Dopo l’exploit del 25 settembre e arrivando per la prima volta al governo, le caselle da redistribuire sono di un’inedita abbondanza per il partito. Anche il Movimento 5 stelle appare calmo per decidere chi, a Montecitorio, guiderà il gruppo: almeno in una prima fase si dovrebbe agire in continuità, confermando il deputato al secondo mandato Francesco Silvestri, nominato capogruppo dopo le dimissioni dello scorso luglio di Davide Crippa. Il quale, tra l’altro, non è stato rieletto dopo essere entrato nelle file di Impegno civico. Meno probabile l’investitura di Riccardo Ricciardi, che già ricopre il ruolo di vicepresidente del Movimento.


Nel Partito democratico l’unica indicazione arrivata dal segretario Enrico Letta è di eleggere due donne alla guida dei gruppi. Tutt’altro che scontata la riconferma di Simona Malpezzi al Senato e Debora Serracchiani a Montecitorio. Entrambe potrebbero ambire alla vicepresidenza delle Camere. Nomina certamente più stabile, visto che quando il Pd cambierà la segreteria anche i capigruppo del partito potrebbero essere interessati dal valzer. Al loro posto, date per favorite, ci sono la senatrice Valeria Valente e la deputata Anna Ascani. Sembrerebbe meno quotata Marianna Madia. Passando alla Lega, al Senato, Massimiliano Romeo, che non è in lizza per incarichi di ministro, potrebbe essere riconfermato. Più complessa la sfida per guidare il gruppo a Montecitorio. Riccardo Molinari, in corsa per la presidenza della Camera, dovrebbe lasciare libera la posizione. Tra i papabili per succedergli ci sono l’attuale sottosegretario all’interno Nicola Molteni e il ligure Edoardo Rixi. Già viceministro delle Infrastrutture, Rixi dovrebbe poter abdicare al sogno di rientrare in quel dicastero, visto che il candidato numero uno per guidare gli uffici di Porta Pia è proprio il leader del suo partito.

Ma è in Forza Italia che si sta consumando la battaglia più sanguinolenta per eleggere i prossimi capigruppo. Al Senato, il posto dovrebbe liberarsi naturalmente: è più che probabile che Anna Maria Bernini diventerà ministra. A Montecitorio, l’ex nuotatore e dirigente della Fin Paolo Barelli vorrebbe essere riconfermato come capogruppo. Non sarebbe in corsa per altri incarichi, ma a porsi come ostacolo per la sua permanenza alla guida dei deputati forzisti è Licia Ronzulli. La senatrice, attorno al cui nome per giorni si sono incagliate le trattative per il governo, ha da tempo avviato la sua Opa del partito. Più vicina di lei a Silvio Berlusconi, c’è solo Marta Fascina. La quale, nel pomeriggio di ieri, 11 ottobre, ha avuto un confronto serrato proprio con Barelli alla buvette di Montecitorio. Il capogruppo le avrà chiesto delucidazioni sul suo futuro? A Open risulta che Ronzulli, oltre a pretendere un ministero, desidera un cambio alla guida dei gruppi. A Palazzo Madama, il passaggio al governo di Bernini lascerebbe la strada spianata. A Montecitorio, bisogna lavorare per scalzare Barelli. Al suo posto, a Ronzulli non dispiacerebbe far eleggere l’ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo. Mentre sullo sfondo, come altro nome eleggibile per il post-Barelli, resta quello del sottosegretario Giorgio Mulé.

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