Omicidio di Francesco Pio Maimone, lo sfogo di Frank Matano: «Ragazzi abbandonati dallo Stato in questo mondo di porno-ego»

Il comico e youtuber ha deciso di raccontare la sua esperienza personale di adolescente della provincia di Caserta e l’aggressione subita da un coetaneo che aveva scelto di «imporsi sugli altri»

«Sono nato e cresciuto nella provincia di Caserta. Più di una volta ho assistito e vissuto in prima persona alla malevolenza gratuita di determinati ragazzi che hanno vissuto in determinate situazioni e che li hanno portati ad essere in un determinato modo e questo ghirigoro inutile di parole si chiama Camorra». Inizia così il lungo messaggio di Frank Matano, comico, youtuber e personaggio televisivo, dedicato a Francesco Pio Maimone, il 18enne ucciso sul lungomare di Napoli con un colpo di pistola partito presumibilmente da un ventenne incensurato, figlio di un pregiudicato ritenuto legato al clan Cuccaro. Secondo Matano è «lo Stato» ad aver «scelto di lasciare migliaia di ragazzi a loro stessi. Educati da persone che nella vita non hanno avuto la possibilità di autodeterminarsi, questi ragazzi sono cresciuti pensando di essere invisibili, pensando che l’unica cosa che si possa possedere sia l’onore. Non c’è altro. E se nessuno – continua lo youtuber – ti ha insegnato ad aprire la propria coscienza a te stesso, l’unico modo che hai di essere rispettato è la violenza. È una dinamica sociale fatta di potere applicato in poco meno di 20 chilometri quadrati. Oltre il proprio Paese non c’è altro. C’è un muro e ogni mattone di questo muro invalicabile è fatto di un pezzo della propria inadeguatezza». 


Poi il racconto personale dell’adolescente nato nel Casertano. «Ho fatto le superiori a Sessa Aurunca – racconta Matano -. Prendevo il pullman da Carinola fino a Sessa ogni mattina. Quasi ogni mattina cercavo di NON incontrare un ragazzo che NON era un camorrista ma voleva esserlo. Era amici di “figli di” ma doveva dimostrare qualcosa in più al suo gruppo perché nelle sue vene scorreva sangue anonimo, insopportabile per un anonimo». E poi: «Nessuno dà il giusto valore alla propria anonimia fin quando non la perde completamente, finendo sul giornale per esempio, uccidendo qualcuno per esempio. La quiete di non essere nessuno turba dolorosamente i nostri cuori soprattutto in questo mondo di porno-ego». 


L’attore racconta, poi, l’aggressione subita da parte di un suo coetaneo che aveva scelto di imporsi sugli altri. «Stavo nel mio gruppetto, in villa. Questo ragazzo mi si avvicina e mi chiama o soggettò che vuol dire “soggettone” che vuol dire “tu che non ti imponi con la forza qui avrai problemi”. Non risposi alle provocazioni. Si avvicina sempre di più, siamo faccia a faccia, mi minaccia senza motivo. Mi da una testata secca sulla bocca. Così a caso. Senza motivo. Per ridere. Per fare la camorra. Mi mortifica. Non dico niente. E mi porto il “non dire niente” per tutto l’anno scolastico». Per Matano proprio questo stesso “Non dire niente” «è un altro modo di morire. Non dire niente per non morire di fronte a un bar con un vodka lemon annacquato in mano. Non reagire a un’umiliazione. Non rispondere alla violenza richiede una perversa autocommiserazione e non si richiede una perversa autocommiserazione e non si capisce dove finisce quella e dove inizia l’istinto di sopravvivenza». 

E infine il messaggio diretto «ai ragazzi che vogliono imporre sé stessi con la violenza»: «Non c’è nulla che vi fermerà. Neanche un morto. Neanche mille, di cui già non sappiamo più nulla. Fra un mese Francesco Pio sarà uno di quelli. Niente di più. E chi l’ha ucciso sarà uno di quelli. Niente di più. Nessun protagonista. Torna l’anonimia. Resta il nulla. Resta il contrario della speranza. Restano solo dei ragazzi a cui non è permesso di vivere dignitosamente. Riposa in pace Francesco Pio. Riposa in pace fratello mio campano». 

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