Utah, stretta sui social network: gli utenti minorenni potranno accedere solo con il consenso dei genitori

La nuova legge del governatore repubblicano introduce anche un coprifuoco, ma non solo: il tutore legale dell’utente under 18 avrà accesso a post e messaggi privati

Dall’1 marzo 2024 i minorenni che vorranno usare social network come TikTok o Instagram nello Utah, lo Stato americano da 3 milioni di abitanti a maggioranza mormone, dovranno avere il consenso dei genitori. A introdurre la misura per regolamentare l’uso delle piattaforme social è stato il governatore repubblicano Spencer J. Cox, che ha anche introdotto un coprifuoco per gli utenti sotto i 18 anni dalle 22.30 alle 6, sempre che i genitori non diano un consenso all’utilizzo continuato. Già l’amministrazione dell’Arkansas ha introdotto una norma per cui le piattaforme digitali devono ottenere il consenso dei genitori degli utenti minorenni, e il Texas ha approvato una norma che escluderà del tutto i minori dai social. Il senatore statale Michael K. McKell ha sostenuto la proposta spiegando che si è resa necessaria per contrastare episodi di bullismo e sfruttamento sessuale: «E crediamo che i social siano un fattore che contribuisce a questi problemi», ha spiegato al New York Times il repubblicano.


La legge è passata nonostante l’opposizione delle industrie tecnologiche e dei gruppi per le libertà civili, che hanno sottolineato come vengano così lesi i diritti alla privacy e alla libertà di parola. Oltre alle dichiarazioni di consenso, i genitori avranno infatti anche accesso ai post e ai messaggi privati dei figli minorenni. Il governatore ha firmato poi un secondo disegno di legge, che impone un divieto alle società di social media di utilizzare funzionalità o tecniche che potrebbero aumentare la «dipendenza» degli utenti alle loro piattaforme. Sarah Coyne, professoressa di sviluppo infantile alla Brigham Young University, ha evidenziato che le misure potrebbe avere un effetto boomerang, esacerbando i problemi di salute mentale dei giovani, escludendo i più vulnerabili da importanti fonti di informazione e di supporto. Il senatore McKell ha difeso la legge: «Se un genitore vuole lasciare liberi i propri figli online avrà la possibilità di farlo, ma vogliamo che siano coinvolti nel processo e non ci scuseremo per questo».


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