Fosse Ardeatine, la partigiana contro Giorgia Meloni: «La destra italiana fatica ancora a fare i conti con il fascismo»

Fu detenuta a via Tasso. «La Russa non festeggia la Resistenza? Non mi faccia dire parolacce»

Iole Mancini ha 103 anni. Fu detenuta da partigiana nella prigione di via Tasso. Suo marito Ernesto Borghesi le chiese di controllare l’ora esatta del passaggio del battaglione Bozen a via Rasella. Dell’epoca, spiega oggi in un’intervista a Repubblica, ricorda che i tedeschi cantavano, ma non sapeva che fosse in preparazione un attentato: «Non mi fu detto. Il giorno dell’attentato Ernesto mi disse soltanto di non uscire di casa. Meno si parlava e meglio era. I Gap, i Gruppi di azione patriottica, erano organizzati per piccole cellule, a compartimenti stagni». Nel colloquio con Concetto Vecchio Mancini dice che via Rasella fu «una risposta alla violenza dei tedeschi a Roma: retate, torture, rastrellamenti. Contro tutto questo scesero in campo spontaneamente i partigiani».


La li-ber-tà

E soprattutto, la partigiana di 103 anni spiega a Giorgia Meloni che la reazione tedesca non fu indirizzata semplicemente contro “gli italiani”: «Si conferma una premier non all’altezza del ruolo che ricopre. Fatica sempre a pronunciare la parola antifascismo. Se la incontrassi le direi che è anche grazie a noi che in Italia è tornata la libertà dopo il fascismo. Noi abbiamo combattuto per la li-ber-tà. È grazie alla democrazia che lei ha potuto studiare, fare politica, diventare premier». Per lei la destra italiana fatica ancora a fare i conti con il fascismo: «Ma è una cosa che viene da lontano. Per molti anni nessuno volle più saperne di noi partigiani. Del resto c’era stata l’amnistia di Togliatti, che in qualche modo autorizzava una forma di oblio».


Fascisti e nazisti

E la premier «finge di non sapere che i fascisti collaborarono con i nazisti, ricevevano denaro e favori per le loro soffiate». Lo fa «perché fa comodo alla sua parte politica». Invece lei di via Tasso ricorda in particolar modo «gli interrogatori di Priebke, che voleva sapere dove si nascondeva mio marito. Ma io non l’ho tradito». Le celle delle prigioni «erano piene di spie fasciste. Rimasi in silenzio per tutto il tempo». Infine, Iole Mancini elogia il presidente della Repubblica Mattarella che andrà a Boves per il 25 aprile. «Meno male che c’è lui al Quirinale. È un grande presidente e ha sempre difeso la Resistenza». Invece il presidente del Senato La Russa ha detto che non andrà in piazza. «Non mi faccia dire parolacce».

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