Juventus, rinviata al 10 maggio l’udienza sulle plusvalenze. Cosa succede ora al processo Prisma

Gli ex vertici bianconeri sono accusati a vario titolo di false comunicazioni sociali, aggiotaggio informativo e ostacolo alla vigilanza Consob

È arrivato il fischio d’inizio: oggi, nella maxi aula 2 del Palazzo di giustizia di Torino, si è tenuta l’udienza preliminare per l’inchiesta Prisma. La Juventus ed Ernst & Young sono state citate come responsabili civili del processo contro gli ex vertici bianconeri, che devono rispondere a vario titolo di false comunicazioni sociali, aggiotaggio informativo, false fatturazioni e ostacolo alla vigilanza Consob. I faldoni d’inchiesta sono 18, i bilanci sotto accusa tre. Nell’udienza di oggi, il gup Marco Picco ha accolto la richiesta di alcune aspiranti parti civili e ha deciso di aggiornare l’udienza al 10 maggio per discutere ulteriormente il loro ingresso nel processo. L’ipotesi della Procura nei confronti della dirigenza juventina è che i bilanci sarebbero stati alterati attraverso la contabilizzazione delle plusvalenze (quelle giudicate «artefatte o fittizie») e le manovre stipendi. Mentre la difesa ammette tuttalpiù «profili di non conformità, ma nessuna falsità nel bilancio, come rilevato dalla Consob». Per queste accuse la Juve ha già raccolto 15 punti di penalizzazione dalla giustizia sportiva sul tema plusvalenze (pende ricorso) e un’inchiesta dell’Uefa volta ad accertare eventuali violazioni sul Fair Play Finanziario. Ma il club, finora, ha rigettato tutte le accuse. Al banco degli imputati, oltre all’ex presidente Andrea Agnelli, siedono altri 12 soggetti, tra cui l’allora vicepresidente Pavel Nedved, l’ex ad Maurizio Arrivabene e la stessa Juventus, chiamata in causa come persona giuridica. I capi d’imputazione contestati dai pm Mario Bendoni e Marco Gianoglio sono quindici.


La vicenda

Le indagini iniziano quasi due anni fa, nella primavera-estate del 2021. Lo stesso periodo in cui iniziarono anche le ispezioni della Consob. Rispetto alla quale i dirigenti, ignari di essere ascoltati dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle, ironizzavano sul «supercazzolare» gli ispettori. Qualcun altro, al ristorante, commentava: «La situazione è davvero delicata. Io in 15 anni faccio un solo paragone: Calciopoli. Lì c’era tutto il mondo che ci tirava contro. Questa invece ce la siamo creata noi». Ma i legali affermano che si tratta di parole da contestualizzare. Le presunte prevalenze fittizie sarebbero state generate soprattutto nel primo periodo della pandemia, per un totale (contestato) di circa 170 milioni di euro. A questo fronte investigativo si aggiunge quello relativo due manovre stipendi con comunicazioni di risparmio ai mercati, che i pm ritengono alterate in maniera dolosa, e debiti extrabilancio con altre società di Serie A. Comportamenti che hanno portato diverse richieste di costituzione di parti civili che si ritengono lese. Il Codacons chiederà che vengano ammessi poco meno di una trentina di azionisti (altri si sono mossi senza ricorrere ad enti o associazioni). Il gruppo dei «danneggiati» potrebbe includere anche alcuni giocatori: Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala hanno già fatto sapere, tramite i loro legali, che avanzano dalla Juventus fior di milioni. Ma i nomi verranno passati al vaglio dalle difese che comunicheranno al giudice chi ritengono in diritto di costituirsi, e chi no.


La questione della competenza territoriale

A pendere sul processo, tuttavia, è soprattutto la questione della competenza territoriale. L’aggiotaggio informativo, infatti, è un reato “tecnicamente” di Borsa. Pertanto, i legali della società chiedono che il procedimento passi a Milano (o, in subordine, a Roma), per le modalità con cui vengono diffusi i comunicati. L’ufficio della procura, invece, spinge per mantenerlo a Torino. Affermando che, sebbene le comunicazioni di Borsa diventino pubbliche nel capoluogo lombardo, tramite il sistema informatico Sdir, o nella Capitale (dove si trova il server del service), i comunicati furono emessi alla Continassa. Un reato istantaneo, dal momento che dopo aver premuto il tasto invio, sono immodificabili. In base a una modifica introdotta di recente con la riforma Cartabia, il giudice può ritenere la richiesta palesemente infondata o interpellare d’ufficio la Corte di Cassazione, che deciderà in camera di consiglio. E questo farebbe slittare i tempi delle udienze: il coinvolgimento dei Supremi giudici comporterà un fermo di qualche mese, durante i quali continuerà a scorrere la prescrizione. Una volta sciolta la riserva, si tornerà in aula: a Torino o altrove.

Le indagini integrative

La partita, in ogni caso, si gioca in parallelo a quella della giustizia sportiva. Il Collegio di garanzia del Coni deciderà il 19 aprile se confermare, cancellare o far riformulare la penalizzazione della Corte d’Appello federale. Mentre domani scade la proroga di 20 giorni richiesta dal procuratore Chinè per l’ultimo faldone proveniente dalla Procura di Torino. Materiale ritenuto «irrilevante» dalla Juve e dai suoi consulenti legali e contabili. Non è da escludere un nuovo deferimento, e dunque un nuovo processo sportivo. Proseguono anche gli accertamenti sui debiti con gli altri club: ci sarebbero 34 milioni di euro non contabilizzati per accordi, non depositati in Lega sulle compravendite di calciatori. I club coinvolti sono Atalanta, Sampdoria, Udinese, Bologna, Sassuolo, Cagliari. Sono stati trasmessi, per questo, gli atti su contratti occulti, impegni di acquisto alle sei procure competenti su quei club.

Foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO | Prima udienza preliminare del processo Juventus al palazzo di giustizia di Torino (27 marzo 2023)

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