Le falle nel carcere di Nuoro prima dell’evasione di Raduano, cellulari in cella arrivati coi corrieri. Arrestati un agente e la sorella di un boss napoletano – Il video

Le indagini sono precedenti alla fuga del boss della mafia gargana: risalgono alla fine dell’estate in seguito a una segnalazione di alcuni agenti della polizia penitenziaria e sono legate a un passaggio di denaro per introdurre dei telefoni all’interno dell’Istituto

È la sorella e non la moglie, come inizialmente aveva riportato il Corriere della Sera, di un elemento di spicco della criminalità partenopea. Carmela Mele, la 54enne arrestata dagli agenti di Nuoro insieme a Salvatore Deledda, assistente capo della polizia penitenziaria, con l’accusa di aver introdotto dei cellulari nel carcere sardo di Badu e Carros. La donna è sorella di Giuseppe Mele, detto o’ cacaglio, capo dell’omonimo clan del quartiere Pianura del capoluogo partenopeo e secondo gli inquirenti era lei a inviare ai detenuti dell’alta sicurezza i pacchi contenenti i cellulari. Il clan Mele, smantellato dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, è stato acerrimo nemico del clan Marfella-Pesce con il quale è stato in lotta per decenni. Gli arresti dei due però non sono direttamente collegati – diversamente da quanto riportato in precedenza – all’evasione del boss della mafia gargana, Marco Raduano, avvenuto lo scorso 25 febbraio. A precisarlo sono stati la procuratrice di Nuoro, Patrizia Castaldini, il questore Alfonso Polverino, il capo della Mobile Fabio di Lella e il capo della Polizia penitenziaria del carcere nuorese, Amerigo Fusco, in conferenza stampa dopo le indiscrezioni di questa mattina sui due arresti. Le indagini sui due fermati sono precedenti alla fuga di Raduano, riuscito a scappare dall’Istituto calandosi dalla finestra della sua cella con delle lenzuola annodate. Risalgono infatti – spiegano gli investigatori – alla fine dell’estate in seguito a una segnalazione di alcuni agenti della polizia penitenziaria e sono legate a un passaggio di denaro per introdurre dei telefoni cellulari all’interno del carcere.


Falle nella sicurezza nel carcere di Nuoro

Sono circa una quindicina i telefoni cellulari ritrovati dalla Squadra Mobile di Nuoro. I poliziotti, insieme alla penitenziaria – spiega l’Ansa – sono riusciti a recuperare tutti gli apparecchi: uno dei telefoni è stato trovato addosso a un detenuto e altri sono stati invece rinvenuti nelle celle o in spazi comuni del penitenziario. Stando alla ricostruzione degli investigatori, i cellulari venivano pagati dai detenuti – quasi tutti ristretti nell’ala dell’alta sicurezza, ora indagati per ricettazione – e venivano introdotti all’interno del carcere di Nuoro, in appositi pacchi trasportati da un corriere, dall’assistente capo arrestato, Salvatore Deledda. Per il singolo telefono si sborsavano dai 100 ai 250 euro, ma tra le transazioni tracciate anche una da 1.200 euro. Cinque i pacchi che avrebbero varcato il carcere e uno, rinvenuto nel corso delle perquisizioni stamattina a Napoli durante l’arresto di Carmela Mele, era pronto per la spedizione. Gli inquirenti hanno, per ora, escluso evidenze che possano far pensare che uno di questi telefoni sia stato utilizzato da Marco Raduano per organizzare la fuga, ma gli accertamenti proseguono. Le schede telefoniche dei cellulari erano intestate a cittadini stranieri sui quali sono in corso accertamenti patrimoniali. Le stesse verifiche sono in corso da parte degli investigatori anche sui conti intestati agli arrestati: Deledda, ora rinchiuso nel carcere di Sassari e Carmela Mele trasferita nell’ala femminile di quello di Pozzuoli. «Il carcere è stato completamente bonificato e sono stati ricostruiti i presidi di sicurezza», ha detto il capo della polizia penitenziaria, Amerigo Fusco. «Non esiste un caso Badu ‘e Carros: c’è stato un problema di gestione nel caso dell’evasione, ora superato, grazie anche all’intervento dell’amministrazione penitenziaria che si è attivata affinché possa essere ripristinato il target di sicurezza che il carcere di Badu ‘e Carros ha sempre dimostrato e continuerà a dimostrare».


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