Delusione spaziale. Virgin Orbit dichiara bancarotta: si spegne il sogno di inviare satelliti con lanci “orizzontali”

Istanza di fallimento negli Usa per la società fondata nel 2017 da Richard Branson: fatale il fallimento del primo lancio europeo tentato a gennaio dal Regno Unito

Bandiera bianca. Richard Branson, il funambolico miliardario britannico fondatore dell’impero Virgin, dovrà rinunciare ad uno dei suoi sogni imprenditoriali. Virign Orbit, l’azienda lanciata nel 2017 per tentare di aprire una nuova era nel lancio di satelliti spaziali, ha dichiarato bancarotta negli Stati Uniti. I guai erano alle viste. Solo pochi giorni fa, l’azienda con sede in California aveva annunciato il licenziamento dell’85% della sua forza lavoro – lasciando a presidiare l’azienda appena un centinaio di dipendenti. Ieri 4 aprile l’epilogo. L’istanza di fallimento presentata in Delaware ai sensi del Chapter 11 americano punta formalmente a trovare un acquirente in grado di rilevare i suoi asset. Ma potrebbe corrispondere alla parola fine per la Orbit, e per la rivoluzione tecnologica nel sistema di lanci di satelliti che le stava alle spalle.


Missione fallita

Virgin Orbit fu fondata nel 2017 da una divisione di Virgin Galactic, la società del gruppo dedicata al turismo spaziale che nel luglio 2021 portò Branson in orbita, bruciando sul tempo per nove giorni il rivale Jeff Bezos, fondatore di Amazon. Il progetto-chiave della Orbit era lo sviluppo e validazione di una soluzione alternativa ai lanci spaziali, da effettuarsi con razzi speciali in partenza direttamente dal suolo. Fiore all’occhiello dell’azienda, almeno in teoria, il LauncherOne, legato sotto un’ala di un Boeing 747 opportunamente riconvertito, in modo da consentire il metodo di lancio “orizzontale”. Idea affascinante sulla carta. Un po’ meno nella realtà. Dopo cinque test di volo dalla sua base in California, lo scorso 9 gennaio doveva segnare il salto di qualità del progetto, con il primo lancio europeo dal Regno Unito. Ma la missione Start Me Up si è rivelata un flop clamoroso. Il razzo lanciato non era riuscito a raggiungere l’orbita, precipitando dritto nell’oceano con il suo carico di satelliti commerciali e per la difesa. E a precipitare nelle settimane seguenti è stato tutto il resto. Il grave incidente, che ha coinvolto il Cornwall Spaceport, ha infatti costretto l’azienda a sospendere le operazioni prima, a tagliare massicciamente il personale poi. Fino allo spegnimento ufficiale del sogno Orbit, con l’istanza di fallimento presentata ieri. licenziare quasi tutti i suoi dipendenti a marzo per risparmiare denaro.


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