Massimo Tartaglia, l’uomo che aggredì Berlusconi: «Gli ho chiesto di perdonarmi e l’ha fatto. Ora prego per la sua salute»

Dichiarato incapace di intendere e di volere, è stato in libertà vigilata fino al 2016. Oggi parla della lettera che scrisse all’ex premier

Massimo Tartaglia è l’uomo che il 13 dicembre 2009 aggredì Silvio Berlusconi scagliandogli in faccia la statuina in ferro del Duomo. L’ex Cavaliere ne uscì sfigurato e pieno di sangue. accusato di lesioni pluriaggravate nei confronti dell’ex premier, Tartaglia era stato assolto dal gup Luisa Savoia nel giugno del 2010 perché totalmente incapace di intendere e volere. Ma ha vissuto in libertà vigilata fino al 2016, quando il giudice gliel’ha revocata. Il perito elettrotecnico dopo le cure in una comunità terapeutica ha lavorato per qualche tempo part time per una cooperativa. Era addetto alla manutenzione del verde. E mentre Berlusconi è malato, torna a parlare con l’edizione milanese di Repubblica. Dicendo in primo luogo che gli dispiace per la diagnosi: «Ho sentito che ha diverse patologie, una leucemia, la polmonite. Che deve fare la chemioterapia. Che è il secondo ricovero nel giro di pochi giorni».


La sera dell’aggressione

Poi torna sulla sera dell’aggressione: «Sono passati tredici anni, quella sera io ero fuori, non stavo bene. Adesso mi dispiace per Berlusconi veramente. Non è un mio parente stretto, non voglio essere ipocrita nel dire che sto soffrendo eccetera. Non nascondo nemmeno che all’epoca avevo sviluppato una rabbia e un odio nei suoi confronti. Ma spero tanto che si riprenda. Prego con il cuore per lui». Tartaglia racconta di aver scritto all’ex premier una lettera attraverso i suoi avvocati per chiedergli di perdonarlo: «Lo ha fatto. Non ha mai agito nei miei confronti. Avrebbe potuto chiedermi un risarcimento, avrebbe potuto rovinarmi…. E invece niente. Glielo riconosco». Dice che lo ha colpito perché lo vedeva come il simbolo di un sistema che detestava e da combattere: «Il sistema dei grandi potentati e dei ricchi che stritolano la gente comune. È un sistema che mi ha fatto perdere un sacco di soldi. In quegli anni spesi uno sproposito per avere il brevetto europeo per un impianto elettronico: tutti soldi buttati nel cesso».


I coglioni che votano a sinistra

E aggiunge che una frase del leader di Forza Italia lo colpì in particolar modo: « Berlusconi pronunciò una frase, nel 2006, che non mi era mai andata giù. “Non possono esserci così tanti coglioni che votano sinistra“. Aveva insultato chi non lo votava, una cosa assurda e inaccettabile». Ma è pentito dell’aggressione: «Ero depresso. Per il lavoro e per una storia con una ragazza su cui avevo riposto aspettative. Berlusconi – ripeto – per me era diventato il rappresentante di un sistema che mi aveva stritolato». Adesso, dice, è disoccupato: «Prendo 700 euro al mese di pensione di invalidità. L’azienda di famiglia – la Altalek – è in liquidazione, non siamo ancora riusciti a venderla. Vivo con i miei genitori, passo le giornate a ascoltare musica, ho una collezione di vinili e di impianti stereo. Qualcosa ho venduto, qualcosa no. Ascoltare musica è l’unica cosa che mi fa stare bene e che mi svuota i pensieri».

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