Apple sta facendo tremare le banche di tutto il mondo. Nicastro (ex dg Unicredit) ne è convinto e spiega perché

La società guidata da Tim Cook diventerà sempre più il concorrente da incubo per banche e altri operatori finanziari, sostiene Nicastro. E presto Google potrebbe seguirla…

Una banca vera e propria probabilmente non lo diventerà mai. Ma dopo l’accordo con Goldman Sachs per lanciare un conto risparmio negli Usa con interesse al 4,5% Apple sta terremotando il mondo del credito in tutto il mondo. E la preoccupazione è più che fondata, ha spiegato il 25 aprile sul suo profilo Linkedin un banchiere di lungo corso come Roberto Nicastro, per 18 anni direttore generale di Unicredit, oggi fondatore e presidente di Banca AideXa. «Apple è finalmente diventata una Banca e un nemico temibile per le banche al dettaglio?», si chiede Nicastro, che risponde: «La mia opinione è: sì, Apple sta diventando sempre più il concorrente da incubo per le banche e gli altri operatori finanziari, non perché diventerà una Banca (potrebbe non diventarlo mai), ma perché ora sta ridefinendo in modo radicale e innegabile il retail banking come lo conosciamo, e forse sta evolvendo la propria interfaccia bancaria per i clienti nel gateway principale per i servizi di retail banking».


Secondo Nicastro bisogna aspettarsi che anche «Google (Android) si muova. I consumatori sono chiaramente i vincitori a breve termine. I regolatori e i Governi, tuttavia, devono prendere nota, monitorare ed eventualmente reagire, poiché i rischi per la concorrenza nei servizi bancari al dettaglio e l’eccessiva concentrazione di potere derivante dalla “quota di dati totali” del cliente sono evidenti. La reazione delle banche storiche richiederà cambiamenti sostanziali nei modelli di business e nell’architettura tecnologica. Anche le Fintech devono adattarsi al nuovo ambiente, eventualmente riposizionandosi o collaborando con altri attori in questo nuovo ecosistema».


Roberto Nicastro, ex dg Unicredit e oggi presidente Banca AideXa

L’ex direttore generale di Unicredit ripercorre tappa per tappa lo sbarco di Apple nei servizi finanziari, dl lancio di Apple Pay nel 2014 che tante perplessità suscitò ma che ora è usato dal 75% dei clienti IPhone, fino al deposito a vista al 4,25% lanciato con Goldman Sachs. Nicastro annota: «Questi passi rappresentano un’importante rottura dell’attività bancaria al dettaglio, che era stata prevista da molto tempo. Ora stanno diventando realtà e si basano sul facile accesso di Apple a oltre 1 miliardo di clienti, su un’esperienza utente (UX) superiore e fluida, trasparente e sicura, sulla fiducia dei clienti guadagnata da tempo da Apple, sulla massiccia disponibilità di risorse e sulla scelta ben mirata di partner intelligenti per varie iniziative». L’ex manager Unicredit continua: «Cos’altro potrebbe bollire in pentola da Apple? In seguito all’acquisizione di Kudo, potrebbe perfezionare i piani per offrire prodotti di prestito al consumo o servizi contigui nei mercati bancari del Regno Unito e dell’Europa. Apple potrebbe facilmente accedere a un bacino di dati impareggiabile, aggiungendo informazioni finanziarie al suo già enorme set di informazioni sul cliente, e in questo modo sviluppare il credit scoring più sofisticato che si possa pensare. Il portafoglio di prestiti generato da Apple potrebbe poi essere cartolarizzato e venduto a investitori istituzionali. La prossima grande sfida potrebbe essere l’offerta di conti correnti, dove Apple ha già fatto un primo passo con Apple Wallet».

Secondo il manager bancario difficilmente l’azienda di Cupertino chiederà una licenza bancaria, perché non fa parte della sua filosofia entrare in un mercato sorvegliato e regolamentato da troppe autorità. Ma «con Apple Savings, i consumatori troveranno più facile ottenere un tasso competitivo sui depositi in contanti, riducendo così uno dei flussi di profitto più significativi per le banche (i ribassi dei depositi). Inoltre, utilizzando Apple Pay e Apple Tap to Pay per chiudere il circuito dei pagamenti in molte transazioni, Apple potrebbe minacciare in modo significativo i vasti ricavi di Visa, Mastercard e PayPal (attualmente i maggiori operatori a livello mondiale per capitalizzazione di mercato nel retail banking). Vale la pena notare che Mastercard è un partner importante per Apple Pay Later. Inoltre, nel settore dei prestiti al consumo e dei mutui, potrebbe battere le banche non solo per quanto riguarda l’accesso ai clienti, ma anche per la ricchezza del credit scoring».

Secondo Nicastro Apple potrebbe non essere sola in questo attacco al mercato del credito: «Potrebbe essere imitata da Google/Android. Con circa 3 miliardi di utenti in tutto il mondo, la piattaforma Android di Google presenta una base clienti ancora più ampia (anche se in media meno ricca) di quella di Apple. Anche se ci sono segnali deboli da parte di Google, la mossa di Apple è stata sicuramente notata a Mountain View. E ci si può aspettare che anche i sistemi operativi mobili più piccoli si muovano».

Warren Buffett, il re degli investitori finanziari

È probabilmente con questa stessa idea che non molte settimane fa uno dei più grandi investitori finanziari del mondo (e di più successo nei guadagni), Warren Buffett, ha deciso di incrementare ulteriormente la sua partecipazione in Apple. Pensando proprio alla svolta bancaria della società produttrice di telefonini e computer. E alla sua credibilità davanti alla clientela, enormemente superiore a quella delle banche tradizionali. Lo ha spiegato in modo molto efficace lo stesso Buffett una settimana fa intervistato dalla Cnbc: «Se lei è un utente Apple e qualcuno le offre 10.000 dollari, ma l’unica condizione è che le toglieranno il suo iPhone e non potrà più comprarne un altro, non lo accetterà. Se le dicono che se compra un’altra auto Ford, le daranno 10.000 dollari per non farlo, prenderà i 10.000 dollari e comprerà invece una Chevy…».

Foto di copertina: Il Ceo di Apple Tim Cook

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