Piani di bilancio pluriennali, deficit giù dello 0,5% l’anno e sanzioni automatiche per chi sgarra: ecco il nuovo Patto di Stabilità Ue

La proposta della Commissione, con target numerici, presentata oggi da Gentiloni e Dombrovskis: ora si punta all’entrata in vigore da inizio 2024

Più flessibilità, ma non meno serietà. Si potrebbe riassumere così il nuovo quadro di regole per la gestione delle economie Ue che la Commissione ha presentato questa mattina a Bruxelles. Il nuovo Patto di stabilità – che sostituirà le vecchie regole su deficit e debito pubblico sospese dall’inizio della pandemia – potrebbe entrare in vigore, se la proposta sarà vidimata da Consiglio e Parlamento, già all’inizio del 2024. Con quali disposizioni? Il vecchio approccio rigido del rispetto dei tetti del 60% nel rapporto tra debito pubblico e Pil e del 3% tra deficit e Pil – dimostratosi negli anni di fatto impraticabile, e non solo per i Paesi ad alto debito come l’Italia – sarà rimpiazzato da un approccio “su misura” di consolidamento fiscale, concordato da ciascun Paese con la Commissione nella forma di un progetto di bilancio pluriennale, incentrato per altro verso anche sulle riforme e gli investimenti per la crescita. Sin qui il dato già acquisito del progetto di riforma già delineatosi dallo scorso novembre. Oggi però i commissari responsabili del dossier, Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis, hanno dato maggior profondità e concretezza al nuovo possibile Patto, rispondendo alle richieste (leggi perplessità) avanzate da diversi Paesi nordici, in primis la Germania, lo scorso marzo. Il fronte della responsabilità fiscale non voleva correre il rischio, in sostanza, di accordi bilaterali governi-Commissione “incontrollabili”, ossia privi di chiari vincoli. Ecco dunque quelli studiati da Bruxelles. Per tutti i Paesi che in ciascun anno presenteranno un deficit di bilancio eccessivo (ossia superiore al 3% del Pil) sarà necessario operare un aggiustamento fiscale pari ad almeno lo 0,5% del Pil. E per i Paesi che abbiano deficit oppure debito pubblico eccessivi (superiore al 60% in rapporto al Pil in questo caso – i valori di riferimento restano immutati) la Commissione invierà ogni anno a ciascun governo una «traiettoria tecnica», volta a «assicurare che il debito sia posto su un percorso di discesa plausibile, o che resti a livelli prudenti, e che il deficit rimanga o scenda e rimanda al di sotto del 3% del Pil nel medio termine».


Le sanzioni e le clausole di salvaguardia

Altra novità significativa per venire incontro alle “ansie” dei : le sanzioni in caso di mancato rispetto dei target stabiliti. Chiare ed automatiche: la deviazione dal percorso di aggiustamento di bilancio concordato comporterà automaticamente l’apertura di una procedura d’infrazione per disavanzo. Infine, nello sforzo di delineare un quadro di regole chiaro sì, ma anche realistico rispetto a tutti gli scenari, sulla base delle lezioni apprese negli ultimi anni, il progetto prevede la possibilità di attivare clausole di salvaguardia generali – una revisione e sospensione d’emergenza del quadro, in sostanza – in caso di grave recessione economica nell’Ue o nell’area euro. Scappatoie d’emergenza possibili anche per i singoli Paesi, ma soltanto nel caso si dovessero verificare «circostanze eccezionali al di fuori del controllo dello Stato membro con un impatto rilevante sulle finanze pubbliche».


I tempi dell’entrata in vigore

Le nuove regole proposte di governance economica Ue «faciliteranno le riforme e gli impegni di investimento: dovrebbero favorire la crescita, sostenere la sostenibilità fiscale e affrontare le priorità comuni dell’Ue», ha commentato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, che si è detto fiducioso che il lavoro legislativo per approvare e rendere operativo il nuovo Patto possa essere completato entro la fine dell’anno.

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