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Brucellosi in Campania, dubbi sul vaccino: «Ceppo nel latte delle bufale che hanno ricevuto l’RB51». Blocco stradale degli allevatori

02 Maggio 2023 - 17:53 Redazione
«140mila esemplari abbattuti e 5mila posti di lavoro persi, si riveda subito il piano», protestano gli allevamenti

L’allarme brucellosi continua a preoccupare la Campania. La malattia trasmissibile da animale a uomo, e in larga parte attraverso l’ingestione di alimenti contaminati, da decenni affligge in maniera particolare la zona del Casertano, tanto da spingere la Commissione europea, insieme alla Regione Campania, a mettere in atto un Piano di eradicazione. Tra le misure adottate anche l’utilizzo di un vaccino che ora si starebbe rilevando tutt’altro che benefico per gli animali a cui è destinato. A spiegare la situazione il Commissario straordinario per il superamento dell’emergenza connessa all’eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina nella Regione Campania: «Bisogna tenere presente che il vaccino RB51 contiene un agente patogeno vivo attenuato, precisamente appartenente alla “brucella abortus selvaggia” modificata in laboratorio», premette il documento uscito poche ore fa. «In seguito alla vaccinazione di animali in lattazione con l’RB51 è stata dimostrata l’esecrazione del ceppo vaccinale con il latte», continua, «questione da valutare molto attentamente per i potenziali riflessi sulla salute pubblica». Attraverso il latte di bufale sane e poi vaccinate contro la brucellosi si sarebbe dunque verificata il rischio di trasmissione della malattia nell’uomo: un campanello d’allarme attivato anche considerando il fatto che «la brucella da vaccino BR51 non è sensibile alla rifampicina, uno degli antibiotici utilizzati per trattare la brucellosi umana».

Non protegge gli animali come dovrebbe

Tra gli altri motivi presentanti come problematici nella campagna vaccinale contro la malattia è quello della protezione. BR51, pur proteggendo da alcuni sintomi come l’aborto, consentendo una minore pressione dell’infezione su un allevamento o un territorio, non protegge in assoluto l’animale dall’infezione stessa. «Per questo, gli animali vaccinati con RB51, che nel tempo, dovessero risultare positivi alla “brucella selvaggia”, saranno comunque oggetto dei conseguenti provvedimenti di abbattimento». Per tutte queste ragioni la Struttura Commissariale della Regione ha ordinato uno studio statistico all’I.Z.S. di Teramo, centro di referenza nazionale per la brucella, con il fine di valutare la validità dei metodi utilizzati nel Piano di eradicazione.

La protesta degli allevatori

Tra il 2000 e il 2005 la Campania ha registrato il 96.02% di tutti i casi di brucellosi umana notificati in Italia. Confrontando con gli altri Paesi europei si è avuto il maggior numero di infezioni nel periodo 2017-2021, con un’impennata nel 2021 del +77,08% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi quattro anni infatti si è parlato di 20 casi di persone ricoverate per brucellosi, di cui la metà nella provincia di Caserta, esclusi gli infetti che non hanno avuto bisogno di ricorrere a cure ospedaliere. La diffusione tra le bufale invece avrebbe numeri molto più ampi: negli ultimi anni il piano regionale ha previsto l’abbattimento di oltre 140mila bufale. Per sostenere economicamente gli allevatori bufalini casertani interessati dagli abbattimenti per infezione da brucella la Regione Campania ha erogato 93 milioni di euro. A intervenire anche il governo centrale con altri 24 milioni. La situazione però continua ad essere critica. Nelle ultime ore gli allevatori sono scesi in strada con i trattori per protestare contro la chiusura di circa 400 aziende bufaline e 5.000 posti di lavoro persi. «Non rimuoveremo il blocco finché non sarà applicato l’ordine del giorno votato all’unanimità dal Parlamento in cui si propone di “riqualificare” il piano regionale campano sulla brucellosi e Tbc», spiegano. L’obiettivo della ridiscussione secondo gli allevatori dovrebbe essere quella di mettere in discussione i metodi di l’autocontrollo decisi tra cui «vaccinazione, tracciabilità del latte, e opere di sistemazione del territorio».

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