Belgrado, l’amico di Kosta Kecmanovic: «Lo chiamavano sfigato, per questo ha fatto una strage»

Il racconto di Andy, che era in una classe adiacente a quella della strage

Mentre in Serbia un’altra strage fa partire una caccia all’uomo, un amico di Kosta Kecmanovic prova a spiegare oggi perché il 13enne ha ucciso otto alunni e il bidello a scuola a Belgrado. Lui si chiama Andy e parla con l’inviato di Repubblica Fabio Tonacci. Andy era nella classe accanto alla sua. Ha visto e sentito tutta la strage. «Eravamo alla fine della prima ora, le 8.35. Abbiamo sentito degli scoppi, ma sulle prime pensavamo che fossero caduti dei tavolini perché era un rumore più forte dei petardi. È accaduto in fretta, abbiamo realizzato solo quando uno dei nostri professori è piombato in classe urlando “stanno sparando, scappate scappate!”. Ci ha portato in salvo il nostro insegnante. Mentre uscivo ho guardato fuori dalla finestra e ho visto Kosta nel cortile. In quel momento non avevo capito che era lui il killer, l’ ho saputo dopo».


La strage a scuola

Andy racconta il suo rapporto con Kosta: «Siamo amici da tanto e ci vediamo anche fuori dalla scuola. Passiamo le ore ai videogame, soprattutto a Fortnite (un gioco “sparatutto”, ndr), facciamo le partite a calcio al parco Tasmajdan». Il 13 enne è un tipo «calmo, educato, un po’ introverso. Uno che rimane sulle sue, insomma. Anche per farlo giocare a pallone bisogna insistere, se ne sta in disparte. Ha pochissimi amici, e gli altri lo bullizzano. Lo chiamano nerd perché è uno studente modello che prende sempre il massimo dei voti». Andy smentisce che la strage sia stata causata da un brutto voto a scuola: «Lui non prende mai brutti voti». Ma qualcosa che non andava c’era: «Una volta eravamo al parco e gli altri lo hanno circondato per urlargli che è un nerd, un secchione sfigato. Gli hanno affibbiato altri nomignoli. A quanto ne so non è stato mai picchiato».


La bambina che lo tartassava

Andy racconta ancora: «Qualche tempo fa ha chiesto di cambiare classe proprio per evitare i bulli, ma nella classe nuova gli episodi sono continuati. Una delle bambine che appare nella sua lista dei 15 quelli da uccidere, e a cui ha sparato in testa, era il suo incubo, lo tartassava tutti i giorni». Il ragazzino conferma che il padre portava Kosta a sparare al poligono. E poi dice che ha sparato anche al suo amico Vlad. Al quale lunedì non aveva portato il regalo di compleanno. Ma poi gli ha detto: «Troverai il regalo mercoledì in classe». Vlad si è salvato scavalcando la finestra.

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