Cottarelli sulle dimissioni da senatore: «A disagio nel Pd di Elly Schlein. Partito ormai lontano dalle idee in cui credo»

Dopo aver annunciato in tv da Fabio Fazio la scelta di lasciare il Senato, l’economista affida a una lettera su Repubblica le motivazioni politiche alla base della sua decisione

Dopo aver annunciato in tv da Fabio Fazio la decisione di dimettersi da senatore e di lasciare il Pd, Carlo Cottarelli ora affida a una lettera a Repubblica le motivazioni politiche della sua scelta. «È  innegabile (basta vedere la composizione della nuova Segreteria) che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo», ha scritto il noto economista, «ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra. Ciò detto, mi trovo ora a disagio su diversi temi». L’ex senatore ospite a Che tempo che fa su Rai3 aveva parlato innanzitutto di un’offerta importante da parte dell’Università Cattolica per dirigere un programma per l’educazione ale scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori. «Questa cosa purtroppo non è compatibile con il Senato, e ho deciso di rinunciare alla posizione di senatore: mi dimetterò nella prossima settimana», ha detto. Nella lettera pubblicata su Repubblica invece l’ex dem approfondisce la presa di distanza nei confronti della nuova segretaria Pd e delle posizioni assunte: «Su molti temi ho posizioni diverse da Elly Schlein, dal Jobs Act al freno al Superbonus, dai termovalorizzatori, all’utero in affitto al nucleare». E ancora: «Una questione chiave è il ruolo che il “merito” debba avere nella società. Il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del Pd del 2008, l’ultimo disponibile quando decisi di candidarmi. Manca invece in quello approvato a gennaio 2023 e nella mozione Schlein per le primarie». Alla luce delle divergenze elencate, Cottarelli quindi spiega: «Qualcuno dice che, date queste differenze, dovrei cambiare gruppo parlamentare. Non sarebbe giusto, anche perché sono stato eletto col proporzionale e quindi senza una scelta diretta sul mio nome da parte degli elettori. Il primo dei non eletti mi sostituirà senza perdite di seggi per il Pd. Mi sembra la scelta più corretta».


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