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Putin accelera sull’uscita della Russia dal Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa (Cfe): «I Paesi Nato non hanno ratificato il nuovo accordo»

10 Maggio 2023 - 14:22 Maria Pia Mazza
I vertici del Cremlino hanno annunciato che Mosca non fornirà più informazioni, né accetterà che vengano fatte ispezioni sulle armi incluse nel trattato Cfe, ossia carri armati, veicoli corazzati da combattimento, artiglieria pesante, elicotteri d'attacco e aerei da combattimento

Dopo aver annunciato lo scorso febbraio la sospensione della partecipazione della Russia al trattato New START, l’accordo in vigore tra Russia e Stati Uniti dal 2011 con l’obiettivo di monitorare i reciproci armamenti nucleari, e all’indomani delle celebrazioni per il Giorno della Vittoria, il presidente russo Putin ha avviato le procedure parlamentari per uscire ufficialmente dal Trattato sulle forze convenzionali in Europa (Cfe), firmato a Parigi il 19 novembre 1990, e dal quale Mosca aveva già sospeso la sua partecipazione dal 2015. L’annuncio è arrivato contestualmente alla nomina a viceministro per gli Affari Esteri della Federazione Russa di Sergey Alekseevich Ryabkov. In un documento ufficiale, i vertici del Cremlino comunicano che la nomina di Ryabkov in qualità di rappresentante del Presidente della Federazione Russa, avverrà «quando le camere dell’Assemblea Federale della Federazione Russa esamineranno la questione della denuncia del Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa, firmato a Parigi il 19 novembre 1990». Mosca ha dunque dato seguito all’annuncio di uscita dall’accordo, che sostanzialmente limita il dispiegamento di armi convenzionali in Europa, non fornendo dati sulle proprie forze armate al termine di ogni anno. Già lo scorso 14 luglio, Putin aveva dato il via alle pratiche per l’uscita dal Cfe, spiegando che se nei 150 giorni successivi non si sarebbero modificati in modo soddisfacente per Mosca i limiti tra Russia e Nato, il Cremlino sarebbe uscito dal Trattato. Successivamente, tra il novembre e dicembre 2022, i legislatori russi e il ministero degli Esteri russo hanno approvato il piano di Putin per la uscire dell’accordo.

Cosa comporta l’uscita della Russia dal Cfe

Nella dichiarazione odierna, i vertici del Cremlino hanno annunciato che la Russia non fornirà più informazioni, né accetterà che vengano fatte ispezioni (con una media di 50 per anno, ndr) sulle armi incluse nel trattato Cfe, ossia carri armati, veicoli corazzati da combattimento, artiglieria pesante, elicotteri d’attacco e aerei da combattimento, in modo che la Russia non sia più «vincolata» dai limiti e dalle restrizioni previste del Trattato. Il Cremlino, infatti, sta facendo pressione sui membri della NATO affinché ratifichino una versione aggiornata dell’accordo del 1999, nota come Trattato CFE adattato, chiedendo che aderiscano anche i quattro membri dell’Alleanza rimaste fuori del trattato originale, ossia Estonia, Lettonia, Lituania e Slovenia. Secondo Mosca «i paesi della NATO non hanno ratificato una versione adattata di questo documento, continuando ad aderire alle disposizioni del 1990, che contengono le norme sulle armi convenzionali basate sull’equilibrio tra la NATO e il Patto di Varsavia. Di conseguenza, la Russia è stata costretta ad annunciare nel 2007 una moratoria sull’attuazione dei termini dell’accordo».

La mancata ratifica del Trattato Cfe

I vertici russi inoltre sottolineano che «l’11 marzo 2015, la Russia ha sospeso la sua partecipazione alle riunioni del Gruppo consultivo congiunto sul CFE, completando così il processo di sospensione della sua adesione al Trattato, ma puramente legalmente continua a rimanervi. Da quel momento, gli interessi della Federazione Russa nel Gruppo consultivo congiunto sono stati rappresentati dalla Bielorussia». Nel corso del tempo, i 30 Paesi firmatari hanno assicurato che condividevano l’obiettivo di ratificare il Trattato, ponendo però un paletto a Mosca: nessuna ratifica dell’accordo fino a quando la Russia non avrebbe ritirato le proprie forze militari sia dalla Georgia sia dalla Moldova. Alcuni Paesi firmatari del Cfe, nel corso del tempo, hanno comunque aperto alla possibilità di ratifica del Trattato anche in presenza delle truppe russe nei due Paesi. Per la ratifica del Trattato Cfe è però necessario il via libera da tutti e 30 i Paesi firmatari dell’accordo originario.

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