Da un vaccino a mRna speranze contro il tumore al pancreas, l’ottimismo dei ricercatori

Somministrato in combinazione con altri trattamenti, i risultati della fase 1 di sperimentazione registrano un aumento della risposta immunitaria nei pazienti

Il vaccino a RNA messaggero personalizzato, messo a punto per prevenire lo sviluppo di una delle forme più letali di cancro al pancreas, nota come adenocarcinoma duttale pancreatico, sembra mostrare risultati incoraggianti. A rivelarlo è una studio pubblicato sulla rivista Nature. Secondo gli scienziati del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, guidati da Vinod Balachandran, nella sperimentazione clinica di fase 1, il vaccino ha infatti provocato un aumento della risposta immunitaria dei pazienti e ritardato la recidiva nella metà dei casi, se utilizzato in combinazione con altri trattamenti. «Questo è il primo successo dimostrabile, nonostante la natura preliminare dello studio, di un vaccino a base di mRNA nel tumore del pancreas», ha dichiarato il dottor Anirban Maitra, specialista della malattia presso l’University of Texas MD Anderson Cancer Center. «Per questo standard, si tratta di una pietra miliare». Questo approccio, fanno sapere gli scienziati, segue le orme della terapia contro il melanoma (tumore della pelle, ndr) sviluppata a fine dicembre 2022 dall’azienda farmaceutica Moderna e basata sulla stessa tecnologia del vaccino contro Covid-19 e in uno stadio avanzato di sperimentazione.


L’adenocarcinoma duttale pancreatico

Si tratta della forma più diffusa e letale di tumore al pancreas. È una patologia correlata, inoltre, a un tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi: una combinazione di terapie chirurgiche e di altro tipo possono ritardare un po’ la recidiva, ma con scarse percentuali di successo. Tuttavia, gli studi hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti con questo tipo di carcinoma presenta elevati livelli di antigeni nuovi, ovvero delle proteine situate sulla superficie delle cellule che emergono sui tumori in seguito a mutazioni del Dna. Tale proteine possono diventare, dunque, bersaglio di terapie vaccinali personalizzate.


Lo studio

Il gruppo di ricerca ha somministrato il nuovo farmaco a mRNA messaggero a un gruppo di 16 pazienti, in combinazione con chemioterapia e immunoterapia, avviando un trial clinico di fase I. L’obiettivo di questa prima fase della sperimentazione è soprattutto quello di studiare la sicurezza del farmaco e la presenza di eventuali effetti collaterali. I risultati hanno mostrato un aumento della risposta immunitaria nel 50% dei pazienti, correlata anche a tempi più lunghi di ricadute dopo 18 mesi, mentre i soggetti che non hanno avuto miglioramenti nell’attività del sistema immunitario hanno sperimentato un peggioramento della malattia dopo una media di 13,4 mesi. Secondo gli autori dello studio, questi dati sono sufficienti per passare alla fase successiva della sperimentazione, coinvolgendo un campione molto più grande. 

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