Natalità, in 14 province italiane è in rialzo: a fare la differenza sono aiuti economici e servizi

In cima alla classifica dell’indice di fecondità c’è Bolzano. Seguono Ragusa e Vicenza

Il declino demografico dell’Italia è reale. Lo testimonia anche la due giorni romana degli Stati generali della natalità, in cui virtualmente tutti i partiti politici si sono detti disposti a collaborare per arginare il problema. Eppure, rivela oggi Il Sole 24 Ore, ci sono alcune aree del Paese che sono già in controtendenza. Nel 2022, 37 province italiane hanno fatto registrare un tasso di fecondità superiore alla media nazionale, che nel 2022 è stato di 1,25 figli per donna. E in 14 di queste province i dati sono addirittura in leggero rialzo rispetto agli anni del pre-pandemia. Si tratta di: Bolzano, Ragusa, Vicenza, Siracusa, Modena, Trapani, Treviso, Barletta, Pescara, Agrigento, Venezia, Forlì, Padova, Arezzo. In cima alla classifica c’è Bolzano, che con una media di 1,72 figli per donna risulta l’unico territorio in crescita rispetto al 2010. Un livello ancora lontano da quello ritenuto «ottimale» di 2,1 figli per donna, ma pur sempre incoraggiante. «Arrivare all’1,5 di media nazionale sarebbe un obiettivo realistico, che ci consentirebbe di mantenere un equilibrio generazionale più sostenibile. E alcuni territori non sono distanti», spiega oggi al Sole Francesca Luppi, demografa dell’Università Cattolica di Milano.


La ricetta di Bolzano

La ricetta per invertire l’inverno demografico dell’Italia non è la stessa in tutti i territori. Luppi distingue tre categorie. La prima riguarda le «province ricche», da cui sono però escluse alcune città dai costi proibitivi come Milano. La seconda comprende le province «generose per politiche familiari», come Bolzano e Trento. La terza, infine, riguarda alcune «province del Sud tradizionalmente più feconde», anche se spesso sprovviste di un numero sufficiente di asili nido. La ricetta più di successo per quanto riguarda le politiche di incentivo alla natalità sembra essere quella applicata in Alto Adige. Le componenti principali sono due: spazi urbani progettati su misura per i bambini e servizi per l’infanzia dal costo contenuto. Poi naturalmente c’è anche l’aspetto economico. Lo scorso anno, la provincia di Bolzano ha messo a disposizione 113,5 milioni di euro per sostenere le famiglie con figli minori: da 55 a 70 euro al mese per i nuclei familiari con Isee inferiore a 40mila euro. Una cifra che si aggiunge all’assegno mensile di 200 euro a figlio per ogni famiglia fino al terzo anno di vita. Un altro strumento destinato a essere copiato da altre regioni d’Italia è infine l’Audit Famiglia e Lavoro, che incentiva le aziende ad attuare politiche di welfare aziendale a favore della natalità.


Credits foto: UNSPLASH

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