Giorgio Palù e il vino che provoca il cancro: «Dirlo così non è scienza. È tutta una questione di dosi»

Il presidente dell’Aifa: ci stiamo suicidando di politicamente corretto

Il presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco Giorgio Palù va all’attacco delle etichette “nuoce alla salute” sul vino e sull’alcool. «Si fa un gran parlare di scienza medica senza riconoscere i limiti intrinsechi e i valori di certi studi osservazionali», esordisce nell’intervista rilasciata a Pietro Senaldi per Libero. «Lo abbiamo visto con il Covid, con le suggestioni predicate negli ambienti no-vax e con certe affermazioni sugli effetti dannosi del vino». Nei giorni scorsi l’Irlanda ha dato l’ok definitivo al regolamento sulle etichette. Mentre il dibattito sugli effetti dell’alcool sulla salute ha visto schierarsi di recente Antonella Viola e Matteo Bassetti.


Alcol per alcol?

Palù prende spunto proprio dall’Irlanda: «E con la birra Irlandese come la mettiamo? Alcol per alcol? Mi pare ci stiamo suicidando di politicamente corretto, inseguiamo totem e pregiudizi individuali che ci creiamo senza fondamenti scientifici e sui quali poi ostinatamente ci riconosciamo rinnegando perfino la nostra storia e le nostre tradizioni. Dimentichi dei doveri, sacrifichiamo diritti universali a diritti individuali, che poi diventano emblemi di discriminazioni». Per il professore «combattere il vino è un po’ come disconoscere la nostra storia, le basi della nostra cultura artistica, letteraria, musicale perfino quell’identità religiosa per cui il vino si trasforma in momento di comunanza umana e in simbolo di trascendenza divina».


La questione di vino e cancro

L’epatologo Gianni Testino ha spiegato a Open che «chi banalizza lo fa per stare più simpatico alla gente». E ha ricordato anche che le bevande alcoliche rappresentano la terza causa di morte e disabilità nella popolazione adulta e e la prima causa di morte e distruzione al di sotto dei 24 anni per incidentalità stradale, violenza e intossicazione acuta, coma etilico. Palù cita la Bibbia: «Noè sul monte Ararat piantò le viti; con le barbatelle i romani hanno civilizzato il mondo, visto che i campi dove coltivarle erano il premio ai legionari valorosi. Che il vino possa nuocere alla salute è una questione di dosi. Esso contiene, oltre all’alcol, alcuni preziosi elementi nutrizionali dotati di effetti farmaceutici benefici per esempio anti-ossidanti, antonciani, fenoli, resveratrolo, vitamine che proteggono dai radicali liberi, le molecole che generano infiammazione e a lungo termine il cancro».

«Un paio di bicchieri»

Infine, secondo Palù «alcuni studi sostengono che dopo i trent’anni un paio di bicchieri di rosso al giorno fanno bene: guardiamo al paradosso francese, bevono e mangiano formaggi eppure campano a lungo. Paracelso (Teofrasto von Hohenheim), ai primi del 500, diceva che tutte le cose contengono veleno, l’effetto nocivo dipende solo dalla quantità. Il vivere sano impone moderazione in tutte le nostre azioni. In medio stat virtus. Gli studi che attaccano il vino, giudicandolo letale anche in piccole quantità, sono osservazionali, non hanno la dignità scientifica di studi controllati, prescindono, causa pregiudizi di selezione, da elementi cruciali come lo stile di vita, l’alimentazione, il fumo, la massa corporea, la predisposizione genetica. Necessitano anni perché il cancro insorga. Stiamo attenti quando lanciamo strali in nome della scienza, la battaglia al vino mi ricorda quella ai vaccini».

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