Milano, il testimone dell’aggressione dei vigili a Bruna: «Sangue sul viso e occhi che chiedevano aiuto»

Stefano, 41 anni, ha girato un altro video della brutale aggressione della donna

C’è un altro testimone del pestaggio nei confronti di Bruna, la transgender brasiliana picchiata da alcuni vigili a Milano. Mentre l’avvocata che la assiste fa sapere che la donna è pronta a sporgere denuncia. «Ho visto gli agenti che aggredivano con il manganello e poi a botte una persona», dice oggi all’edizione milanese di Repubblica. Stefano ha 41 anni e mercoledì mattina stava andando al lavoro in scooter. In via Sarfatti ha visto l’aggressione. Bruna ha smentito di essersi denudata nel parco adiacente. Il testimone dice di aver chiesto ai vigili di smetterla e di aver registrato un altro video del pestaggio. Secondo i medici dell’ospedale la donna ha subito «un’aggressione con trauma al volto ed emisoma di destra».


Il video

«Io ho visto una donna fortemente emaciata in volto, col sangue sul viso e gli occhi sofferenti che chiedevano aiuto» che veniva portata via, dice Stefano. Con lui c’erano altre persone. Che sono state «spettatori attoniti e indifferenti. Prima di andarmene ho chiesto loro come mai non avessero fatto nulla. E una signora mi ha detto: “Sicuramente se lo sarà meritato”». Il testimone è rimasto scosso per quello che ha vissuto: «Vedere questa aggressione è stato scioccante e pensare che non sia un fatto straordinario. Io vivo questa città da 12 anni, l’ho vista cambiare da un posto dov’era possibile uno scambio in una città sempre più piena di cancelli, esclusiva, che mette ai margini, dove le persone fragili sono per strada e quando danno fastidio finiscono agli arresti più per decoro che per ordine pubblico. Vedere vigili urbani brandire manganelli sotto a un’università sembra comunque un fatto straordinario, non siamo abituati a vedere i vigili in questa veste e speriamo di non doverci abituare».


La storia di Bruna

E aggiunge: «Penso che sia la cultura ad aiutare le persone a farsi percepire come un’unica entità. Non si deve restare indifferenti quando si subisce un abuso o una violenza ingiusta». Uno dei vigili ha detto invece che il video circolato in rete «non ha di certo aiutato a comprendere il contesto». Sostenendo di aver perso la tranquillità per la questione dello spogliarello davanti alla scuola. Che però è stato smentito. Ieri Elena Mantovani, portavoce dell’associazione Famiglie Arcobaleno, si è scusata per le botte: «Oltre ad essere attivista sono agente di polizia locale. Vorrei poter dire che non siamo così e che la maggior parte di noi incarna il nostro motto: ‘Nobis urbe commendant’, a noi è affidata la città. Vorrei poter dire che tutti gli agenti conoscono bene il significato di questa frase». Ma «sono ferita, addolorata e estremamente arrabbiata: voglio chiedere scusa a Bruna e a tutta la mia comunità».

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