«Non sappiamo spendere i soldi del Pnrr? Non era Toninelli il fesso? Diamoli a lui», la provocazione che piace all’ex ministro M5s

L’ex ministro rilancia sui suoi social un post che prova a riabilitarlo dopo tutte le polemiche subite quando era ministro delle Infrastrutture

Ma se il governo non riesce a spendere i soldi del Pnrr perché non darli a Danilo Toninelli? È la proposta, chissà quanto provocatoria, lanciata dallo zoologo Ferdinando Boero sul suo blog ospitato dal Fatto quotidiano che proprio all’ex ministro M5s è piaciuta al punto da condividerla anche sui suoi social, con un like compiaciuto anche di Alessandro Di Battista. Boero mette in piedi una vera e propria rivalutazione dell’ex ministro alle Infrastrutture, passo per «fesso», sue parole, per una serie di gaffe e strafalcioni che ne hanno inevitabilmente macchiato la reputazione. Per esempio quando sbagliò parlò del tunnel del Brennero, che in realtà non esiste: «I più non sanno neppure la storia del traforo – scrive Boero – Qualcuno pensa che per colpa sua sia crollato il ponte Morandi. Ogni volta mi trovo in una discussione del genere richiamo alcuni fatti». Il post ripercorre le accuse e le polemiche affrontate da Toninelli all’epoca del crollo e dell’inizio della ricostruzione del ponte Morandi, con le battaglie del M5s all’epoca contro le società concessionarie e i «rappresentanti dello Stato che hanno affidato ai privati la cosa pubblica con contratti che fanno gli interessi dei privati contro quelli dello Stato», tuona Boero. E nonostante i tempi record con cui è stata completata quell’opera, gestita da persone che aveva scelto lo stesso Toninelli, nonostante di schieramento avverso, Boero ricorda come la reputazione del ministro dell’epoca era ormai «rovinata dal quel nome di traforo».


E arrivando quindi ai fondi del Pnrr, Boero provoca ricordando l’ex premier Giuseppe Conte, «l’altro scemo di questi tempi», colpevole di aver «fatto arrivare troppi soldi e non riusciamo a realizzare in tempo utile le opere previste». Paradossale secondo Boero è anche il dibattito sul Mes, che oggi qualcuno propone come soluzione: «Ma come, prima gli dicevano di prendere il MES e lui diceva PNRR, e ora vien fuori che il PNRR era già bell’e pronto per noi? Ma allora erano scemi quelli che dicevano di prendere il MES, no?». C’è poi chi accusa Conte di aver ricevuto soldi dall’Ue che in realtà sono debiti: «Vero – ammette Boero – ma con interessi vantaggiosissimi, inferiori a quelli dei titoli di Stato». Certo quei fondi sarebbero arrivati chiunque fosse stato al governo, ironizza ancora Boero, ma «Conte è scemo ed è ovvio che non sarebbe riuscito a gestirlo, cono ministri come Toninelli». Finché non è arrivato Mario Draghi «un genio, reputazione stellare: lui si è che realizza tutto, whatever it takes. L’agenda Draghi non era altro che quella di Conte, ma vuoi mettere le capacità di Draghi? Lui usava il metodo Draghi, mica quello di Toninelli».


Quando poi è caduto Draghi, sono tornati «gli stessi che hanno reso necessario l’arrivo di Monti» ricorda Boero che arriva all’affondo finale: «Ora pare che non riescano a fare le opere in tempo. Un suggerimento lo avrei: diamole a Toninelli. Tanto è un fesso, magari fa tutto il lavoro e poi il merito se lo prendono loro. Vogliamo parlare di Speranza e della gestione del Covid? Stessa storia. Un proverbio dice che i fatti parlano più forte delle parole, ma in questi casi non vale. Calunniate, calunniate… qualcosa resterà, invece, funziona alla grande, perché la madre dei fessi, quelli veri, è sempre incinta».

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