Il cantiere, le bombole, i teli al secondo piano: cos’è successo al palazzo in fiamme ai Colli Aniene di Roma

Gli inquilini puntano il dito contro la ristrutturazione. Ma le indagini al momento non hanno riscontrato prove

Andavano avanti da cinque mesi i lavori di ristrutturazione nel palazzo ai Colli Aniene che ieri pomeriggio è stato avviluppato dalle fiamme lasciando quasi cento persone senza casa e un uomo di 80 anni – Antonio D’Amato – senza vita. «Abbiamo sentito tre esplosioni. Sembravano bombe. Poi l’inferno», raccontano gli inquilini dell’edificio in via Edoardo d’Onofrio a Roma che in breve tempo hanno iniziato a puntare il dito proprio contro la ditta che si stava occupando dell’efficientamento energetico dello stabile avvalendosi delle agevolazioni del Superbonus. «Hanno lasciato tutto il materiale e tutta la spazzatura a cielo aperto sotto le case. Da lì è partito l’incendio», dice Tommaso all’edizione romana de la Repubblica. Gli fa eco Teresa, un’altra inquilina: «il palazzo ha preso fuoco dal basso verso l’alto, sarà stato il materiale infiammabile lasciato sotto le case».


La causa nei prossimi giorni

Il sospetto è condiviso dai vigili del fuoco, che sono, però, molto più cauti. Non è stato trovato alcun «acceleratore», fanno sapere. Cosa ha causato il rogo sarà chiaro solamente nei prossimi giorni. Le ipotesi, intanto, si inseguono. C’è chi parla di un’auto in fiamme, a volte descritta come a Gpl. Sotto accusa anche tre bombole di acetilene del cantiere che sarebbero esplose. In molti tra i testimoni identificano la fonte delle fiamme al secondo piano, dove erano stati stesi dei teloni. Quest’ultima è anche la tesi citata dalla Ombrikoi Srl, l’impresa incaricata dei lavori, che opera nel campo da 20 anni.


La difesa del cantiere

«Il cantiere non ha nessuna colpa – assicura il responsabile amministrativo Laura Pompei – i lavori erano sulla facciata. Stavamo facendo il cappotto termico. L’esplosione – aggiunge la donna – dovrebbe essere stata al secondo piano, una ragazza che abita di fronte ha visto l’esplosione all’interno di un appartamento». «Potrebbero essere stati i condizionatori che hanno dei gas all’interno e con il calore, ci sono gli uffici al piano terra, le esplosioni potrebbero benissimo essere quelle», aggiunge la responsabile. A prendere le difese dell’impresa è anche il portinaio del palazzo, il signor Panzini: «Non c’entra nulla con quello che è successo».

Le indagini e gli sfollati

A indagare è la polizia assieme ai vigili del fuoco, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal sostituto procuratore Roberta Capponi. Quel che è certo è che intorno alle 13.30 di ieri, 2 giugno, le fiamme sono divampate dal basso raggiungendo rapidamente il cappotto termico del secondo piano, per poi risalire. Sono tre le rampe di scale poste sotto sequestro, ma il fumo e la fuliggine si sono propagati in tutto l’edificio. Nel pomeriggio le ustioni erano gravi, chi 12, chi 16 e chi 30%. Sono 16 le persone portate in ospedale. Chi usciva dal palazzo raggiungeva i soccorsi ricoperto di polvere nera, in asfissia. Gli sfollati sono 150. Attualmente vivono in due tendopoli, mentre la polizia ha già predisposto le misure antisciacallaggio, per evitare che si perda più di quanto già fatto.

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