Milan, cosa c’è dietro l’addio di Maldini e Massara: il problema Pioli e il calciomercato

La gestione dell’ultima stagione ha deluso la proprietà. Che pensava al cambio dall’anno scorso

È bastata mezz’ora di discussione con Gerry Cardinale in un hotel del centro: Paolo Maldini e Fréderic “Ricky” Massara lasciano il Milan. Il direttore tecnico e quello sportivo divorziano così dalla squadra che hanno portato a vincere uno scudetto e tra le migliori quattro d’Europa. I due avevano rinnovato l’anno scorso fino al 2024. Anche all’epoca erano stati vicini all’addio. Il loro destino era stato messo in standby durante le trattative con Red Bird. Ma anche nel 2019, quando la proprietà era un’altra, era emerso qualche scricchiolio. Poi dimenticato con la vittoria del campionato. Stavolta il motivo dell’addio risiede in «divergenze» sulla gestione della rosa e sul futuro dell’allenatore Stefano Pioli.


I problemi

Ma ci sono anche divergenze sui progetti per il nuovo corso e per la prossima stagione in particolare. RedBird evidentemente non è stata soddisfatta sia dell’andamento della stagione, con un quinto posto trasformato in quarto solo dalla penalizzazione subita dalla Juventus, sia degli investimenti estivi, con Charles De Ketelaere e Divock Origi simboli di scelte che non hanno dato risultato sul campo. La squadra, appena lo ha saputo, si è infuriata. Leao ha appena firmato il rinnovo del contratto proprio con l’attuale dirigenza e avrebbe potuto fare una scelta diversa. Theo Hernandez potrebbe andarsene. Così come Maignan, arrivato anche lui con il progetto tecnico di Maldini e Massara. All’incontro decisivo Cardinale era accompagnato da Giorgio Furiani, amministratore delegato e già manager di Elliott. A gestire il calciomercato ora potrebbero essere Geoffrey Moncada ed Hendrick Amstadt.


La convocazione

Cardinale ha convocato Maldini all’hotel di Corso Venezia. Il faccia a faccia è durato 35 minuti. La principale ragione del contendere è stato il budget di 50 milioni di euro per il mercato. Che corrisponde alle entrate di chi si qualifica per la Champions League. Massara e il socio avrebbero voluto più soldi. Per competere con le grandi d’Europa. Gli americani hanno fatto notare il flop delle spese dell’ultimo mercato: De Ketelaere e Origi. Ci sono state anche divergenze su Pioli. Che sarebbe sulla graticola anche se il contratto è in scadenza nel 2025. Ma ci sono voci su un interessamento per Antonio Conte. Per Cardinale ora la priorità è la gestione dei conti.

Il cambio di passo

La Gazzetta dello Sport scrive che l’addio di Maldini e Massara sarà l’occasione per un cambio di passo da parte di Cardinale. Che ora gestirà più in prima persona gli affari dei rossoneri. L’affare dello stadio sarà il banco di prova della proprietà. Ma nelle intenzioni di Cardinale c’è una supervisione quotidiana degli affari della società. Furlani gestirà il mercato. Moncada coordina una rete di dieci osservatori e continuerà a segnalare giocatori. Ma soprattutto, Cardinale crede al mercato modello “Mister Moneyball”. Ovvero quello dei giocatori selezionati in base ai dati.

La tesi di Cardinale

«Investiamo nello sport da oltre 20 anni», ha detto Cardinale in un’intervista. «Il nostro modello di business per la maggior parte di questo periodo è stato proprio il business dello sport. Si trattava di collaborazione con i rights holders e la creazione di business a valore terminale attorno a questi. Ho 20 anni di lavoro alle spalle per dimostrare che il nostro modello ha funzionato. Tutti vogliono vincere. Nessuno è più competitivo di me. Voglio vincere uno scudetto e voglio vincere la Champions League ogni anno».

Maldini dirigente

Maldini era tornato al Milan nell’estate 2018, nove anni dopo il suo ritiro, assumendo il ruolo di direttore sviluppo strategico area sport. Nel 2019, dopo le dimissioni di Leonardo, Maldini è diventato il responsabile dell’area tecnica. Insieme a Massara, Maldini ha costruito la formazione che ha vinto lo scudetto nella stagione 2021-2022, riportando il tricolore a San Siro dopo 11 anni e conquistando così il suo primo trofeo da dirigente.

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