I Fratelli Bianchi di nuovo davanti al giudice, stavolta per torture sugli animali. L’orrore dei video nei loro smartphone

La prima udienza è fissata per il 13 giugno presso il Tribunale di Velletri. L’Associazione Animalisti Italiani: «L’indole violenta degli imputati è una costante: uomini, animali, nessuna differenza»

I  fratelli Bianchi finiranno di nuovo davanti al giudice, questa volta per reati sugli animali. Marco e Gabriele Bianchi, infatti, attualmente in carcere per l’omicidio di di Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso a calci e pugni a Colleferro, in provincia di Roma, il 6 settembre 2020, e recentemente condannati per spaccio di cocaina, sono attesi per il prossimo 13 giugno presso il Tribunale di Velletri assieme al padre e a due uomini di 34 e 67 anni per rispondere alle accuse di aver torturato diversi animali, tra cui pecore, uccelli e cani. A presentare denuncia nei loro confronti è stata l’Associazione Animalisti Italiani. Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani, in una nota, ha spiegato le ragioni della denuncia: «La crudeltà sugli animali è il tirocinio della crudeltà sugli uomini. Da sempre Animalisti Italiani lo sostiene. Nel caso dell’omicidio perpetrato dai fratelli Bianchi, mai frase fu più azzeccata. I fratelli Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati all’ergastolo. Oggi chiediamo giustizia anche per le ulteriori indagini disposte dalla Procura di Velletri che hanno portato a galla sui cellulari degli imputati dei video in cui vengono uccisi con crudeltà degli animali». E il presidente dell’associazione, nel suo comunicato, prosegue: «L’indole violenta degli imputati è una costante: uomini, animali, nessuna differenza. Si tratta sempre dello stesso crimine. Non possiamo non agire di fronte a questi delitti».


La protesta degli animalisti

Annunciando un presidio di sensibilizzazione davanti al Tribunale di Velletri proprio in concomitanza della prima udienza del processo, l’Associazione Animalisti Italiani sottolinea che «nessuna morte deve restare impunita: noi faremo la nostra parte affinché anche le vite degli animali uccisi ottengano giustizia», ricordando come la legge 189/04 ha introdotto il delitto di uccisione di animale, «rendendo penalmente perseguibile colui che uccide un singolo animale». E l’Associazione prosegue: «Bisogna inasprire le pene detentive e le sanzioni pecuniarie. È evidente la stretta correlazione esistente tra il maltrattamento animale e il comportamento di individui sociopatici». E l’Associazione Animalisti Italiani, infine, conclude: «Per gli animali, con l’attuale dispositivo normativo, il reato di uccisione resterebbe sicuramente impunito. In questo caso vediamo i colpevoli in carcere perché hanno ammazzato il povero Willy senza pietà, ma non per l’uccisione degli animali. Giustizia non sarà mai fatta in Italia fino a quando chi inizia torturando animali non farà un giorno di carcere».


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